Esperienza nuova. I partiti devono muoversi per tempo. Anche sul web. Periferie, famiglie e giovani i grandi temi
Anche se la minoranza Pd perde pezzi (Emiliano), la scissione è sempre più vicina. Una decisione che lascia esterrefatta la base, ma che non si ferma. Secondo i sondaggi, a livello nazionale il nuovo partito sfilerà circa il sette per cento dei voti al Pd. Fermo restando che sono proiezioni ancora tutte da verificare, è fuori di dubbio che il Pd dovrà fare i conti con una perdita di consensi.
Se è difficile quantificarli a livello nazionale, è ancora più duro definirli a livello locale, soprattutto se consideriamo che per quanto riguarda Cesena si voterà fra circa ventisei mesi che, nella politica attuale, sono un’eternità. L’unica cosa che appare molto probabile è che per la prima volta si andrà al ballottaggio. Per Cesena si tratterebbe di un’esperienza completamente nuova. Poi resta da capire con quali numeri ci si arriverà. Se il Pd ed eventuali alleati dovessero ottenere circa il 45 per cento (percentuale possibile) difficilmente i contendenti avrebbero delle possibilità. Sia che si tratti dei 5Stelle che del centrodestra. Se invece Pd e soci non andassero oltre il quaranta per cento, la partita sarebbe tutta da giocare. Soprattutto se l’avversario fosse un grillino. Tutto questo, naturalmente, se nei prossimi ventisei mesi non ci saranno ulteriori sconvolgimenti politici.
Va detto che al momento l’ipotesi che appare più probabile è che la lista piddina sia più vicina al 45 che non al 40. Non è un dato supportato da sondaggi, ma da semplici sensazioni. Quindi suscettibile a smentite di ogni tipo, anche clamorose.
Queste analisi, ribadisco, empiriche per quanto riguarda i numeri, partono dal fatto che, in nessuna lista o coalizione, non ci sarà un candidato in grado di spostare il cinque o sei per cento dei voti. Preferenze che, invece, dovranno essere conquistate, più che in passato, su due fronti: politica porta a porta (quindi pancia a terra) e su internet.
Chi pensa di puntare sul centro storico sbaglia. Lo dimostra quello che è successo in passato. Il centro è sempre stato un argomento più mediatico che elettorale. Noi ha mai spostato voti in maniera significativa è, tutto lascia credere, che la stessa cosa succederà questa volta. Il vero bacino di voti è nelle periferie. È da lì che deve iniziare la campagna elettorale. È nei quartieri, nei circoli, davanti alle chiese, nelle piazze dove si può incontrare la gente. Sentire cosa ne pensano. Capire i bisogni della famiglie. C’è anche il tema del lavoro, ma quello è molto più legato a dinamiche nazionali.
Non bisogna andarci per presentare un programma, una proposta. Ma per raccogliere le indicazioni necessarie per elaborare un programma compatibile con i propri valori. Evitate, per favore, i populismi alla Grillo che a ogni piè sospinto inneggia alla supremazia e alla democrazia del web e poi si appiattisce sui tassisti romani che contestano, in modo violento, l’innovazione 4.0 arrivata nel loro settore. Non si può essere adatti a tutte le stagioni. Serve coerenza.
Ma per ascoltare i sentimenti e i desiderata della gente i partiti devono muoversi subito. E tornare a fare i partiti. Non solo sentire la gente, ma elaborare una proposta politica che poi sarà messa a disposizione del candidato sindaco che la modificherà (non stravolgerà) come ritiene opportuno fare. La stessa cosa vale per internet. Volenti o nolenti è lì che si può entrare in contatto con una consistente fetta di persone. A partire dai giovani che è proprio sul web che riescono ad esprimere quel malessere che spesso li attanaglia. Ci sono partiti (i 5Stelle) che sul web sono già organizzati. Gli altri (Pd compreso), molto meno. Se vogliono competere devono muoversi molto, molto in fretta. Non è più consentito perdere tempo.
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