Sui redditi del 2015 lo studio della Uil. L'82 per cento del gettito Irpef garantito da lavoratori e pensionati. L'analisi di Marcello Borghetti
O siamo più poveri di quanto non si dica o c’è evasione fiscale. Difficile dare altre chiavi di lettura al lavoro fatto dal servizio politiche territoriali della Uil. Ha elaborato uno studio sulle dichiarazioni dei redditi anno 2016 (redditi 2015) del comprensorio di Cesena.
Sono circa 205.000 i residenti nei 15 Comuni del cesenate, di questi i contribuenti sono 153.290, in leggero calo rispetto agli anni precedenti. Circa il 20%, ovvero 30.426, sono incapienti, ossia hanno un reddito al di sotto della soglia di pagamento Irpef. In questo contenitore vi sono persone in condizione di fortissimo disagio economico e sociale, con una forte espansione dei cittadini in povertà.
Il reddito medio dichiarato dai 153.290 contribuenti è di 19.332 euro medi all’anno pro capite, inferiore sia alla media regionale (22.154 euro), sia a quella nazionale (20.660 euro). Il 91,1% dei contribuenti cesenati, ha un reddito da lavoro dipendente e pensione e garantiscono circa l’82% del gettito Irpef.
È quindi evidente che in questa platea si possono sviluppare ragionamenti tesi ad incrementare i redditi e di conseguenza la propensione al consumo e un forte stimolo all’economia. Sul minore reddito medio territoriale e sull’alta incidenza di incapienti, una motivazione può essere collegata ad una vocazione produttiva con una forte stagionalità, in particolare turistica e agricola.
Tuttavia, secondo la Uil, in questi dati vi è la possibilità di una forte incidenza di lavoro sommerso e di evasione fiscale. Il trend del reddito medio pro-capite rispetto agli anni precedenti è in leggera ripresa. Va precisato però che i redditi del 2015 comprendono le voci dei premi di produttività (non avendo trovato applicazione la tassazione agevolata del 10%). Questi modesti incrementi di reddito, possono indicare una piccola ripresa economica, certamente non omogenea e senza effetti significativi sull’incremento occupazionale, tanto più, tenuto conto del calo complessivo di contribuenti.
“In particolare per quanto riguarda il lavoro dipendente – dice Marcello Borghetti, segretario Uil di Cesena -, risulta evidente che il jobs act e la decontribuzione non hanno prodotto effetti occupazionali significativi. Pur non disponendo di dati specifici, è noto un forte divario reddituale di genere e fra generazioni; quindi in un contesto di bassi redditi da lavoro dipendente, donne e giovani sono in una condizione di particolare disagio.
Con i dati fiscali dell’anno 2015, il quadro che ne scaturisce è di una sostanziale stagnazione specie nel territorio, che non è in grado di produrre nuova ricchezza e quindi di redistribuirla equamente tanto come redditi e welfare, quanto come occupazione di qualità. Questo quadro potrà rivalutarsi con i dati fiscali 2016 e 2017, anche se al momento la situazione non pare avere un cambio di passo deciso e si rimane in attesa di interventi strutturali incisivi. In particolare è del tutto evidente l’iniquità del sistema fiscale, che non è strutturalmente in grado di ripartire con criteri di equità trasparenza e certezza, il carico fiscale, con il risultato di insostenibili e gravi ripercussioni sociali ma anche economiche”.
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