Studio della Uil sulle denunce dei redditi 2015 dei quindici comuni del Cesenate. C'è il 20 per cento di incapienti. Continua la stagnazione. Il problema è che non si vede un cambio di passo deciso
Soffriamo, Soffriamo, soffriamo. E le prospettive non sembrano rosee. È vero, ci sono timidi segnali di ripresa economica, ma è previsto (Centro studi Confindustria) un rallentamento della crescita dell’occupazione.
Problemi che si riverberano anche a livello locale e che continuano a minare la solidità (ormai ai minimi termini) di quella classe media che è sempre stata la ricchezza del nostro sistema. È sempre stata quella a spingere i consumi.
Emerge anche da uno studio elaborato dal servizio politiche territoriali della Uil. È fatto l sulle dichiarazioni dei redditi anno 2016 (redditi 2015) del comprensorio di Cesena. Ciò è utile per alcune riflessioni di carattere economico e sociale.
Sono circa 205.000 i residenti nei 15 Comuni del cesenate, di questi i contribuenti sono 153.290, in leggero calo rispetto agli anni precedenti. Circa il 20%, ovvero 30.426, sono incapienti, ossia hanno un reddito al di sotto della soglia di pagamento Irpef. In questo contenitore vi sono persone in condizione di fortissimo disagio economico e sociale, con una forte espansione dei cittadini in povertà. Il reddito medio dichiarato dai 153.290 contribuenti è di 19.332 euro, l’importo è inferiore sia alla media regionale (22.154 euro), che alla nazionale (20.660 euro).
Il 91,1% dei contribuenti ha un reddito da lavoro dipendente e pensione e garantiscono circa l’82% del gettito Irpef; è quindi evidente che in questa platea si possono sviluppare ragionamenti tesi ad incrementare i redditi e di conseguenza la propensione al consumo e un forte stimolo all’economia.
Sul minore reddito medio territoriale e sull’alta incidenza di incapienti, una motivazione può essere collegata ad una vocazione produttiva con una forte stagionalità, in particolare turistica e agricola. Tuttavia, in questi dati vi è la possibilità di una forte incidenza di lavoro sommerso e di evasione fiscale.
Il trend del reddito medio pro-capite rispetto agli anni precedenti è in leggera ripresa. Va precisato però che i redditi del 2015 comprendono le voci dei premi di produttività (non avendo trovato applicazione la tassazione agevolata del 10%). Questi modesti incrementi di reddito, possono indicare una piccola ripresa economica, certamente non omogenea e senza effetti significativi sull’incremento occupazionale, tanto più, tenuto conto del calo complessivo di contribuenti.
In particolare per quanto riguarda il lavoro dipendente, è evidente che il jobs act e la decontribuzione non hanno prodotto effetti occupazionali significativi. Pur non disponendo di dati specifici, è noto un forte divario reddituale di genere e fra generazioni; quindi in un contesto di bassi redditi da lavoro dipendente, donne e giovani sono in una condizione di particolare disagio.
Secondo la Uil Cesena, con i dati fiscali del 2015, il quadro che ne scaturisce è di una sostanziale stagnazione specie nel territorio, che non è in grado di produrre nuova ricchezza e quindi di redistribuirla equamente sia come redditi e welfare, sia come occupazione di qualità. Questo quadro potrà rivalutarsi con i dati fiscali 2016 e 2017, anche se al momento la situazione non pare avere un cambio di passo deciso e si rimane in attesa di interventi strutturali incisivi. In particolare è del tutto evidente l’iniquità del sistema fiscale, che non è strutturalmente in grado di ripartire con criteri di equità trasparenza e certezza, il carico fiscale, con il risultato di insostenibili e gravi ripercussioni sociali ma anche economiche.
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