Nei primi 9 mesi vendite in calo di 900 milioni di euro, mai così male negli ultimi cinque anni. L'analisi dei vertici della Confesercenti cesenate
Dopo una “ripresina” nel 2016 e un altalenante 2017, la crisi torna in bottega. Tra gennaio e settembre di quest’anno i negozi italiani hanno registrato quasi 900 milioni di euro di vendite in meno rispetto al 2017, la flessione peggiore da cinque anni a questa parte. Un crollo che ha accelerato la mortalità delle imprese: nei primi nove mesi del 2018 stimiamo che abbiano abbassato la saracinesca circa 20mila negozi indipendenti.
“È quanto emerge– affermano Cesare Soldati e Graziano Gozi, presidente e direttore della Confesercenti Cesenate –commentando un’analisi condotta da Confesercenti nazionale sulla base di dati Istat.La flessione registrata dai negozi nei primi tre trimestri dell’anno (-2% dei prodotti non alimentari) è infatti la più forte dal -2,9% del 2013, all’apice della recessione dei consumi che ha colpito il nostro Paese”.
“Siamo di fronte ad una crisi lunghissima – proseguono Soldati e Gozi –da cui la maggior parte dei negozi ancora non è uscita, registrando risultati incoraggianti nel 2016, rallentando nel 2017 e tornando in significativa difficoltà nel 2018. E la frenata non riguarda solo i negozi indipendenti. Anche la grande distribuzione organizzata mostra segnali di sofferenza: tra gennaio e settembre le vendite sono cresciute appena dello 0,2%, in forte arretramento rispetto al +2% segnato lo scorso anno”.
“Il calo delle vendite– insistono presidente e direttore della Confesercenti Cesenate – ha colpito praticamente tutti i comparti merceologici. A segnare la flessione più rilevante è il commercio di calzature, articoli in pelle e da viaggio, seguito dall’abbigliamento ma rallentano, pur restando in campo positivo, anche telefonia e informatica. Le vendite stanno rallentando in maniera preoccupante in tutta Europa, ma l’Italia è quella che ha subito la frenata peggiore”.
“La speranza dei commercianti– concludono Cesare Soldati e Graziano Gozi – è che le prossime festività Natalizie possano fornire una boccata d’ossigeno. È chiaro, però, che serve di più: l’auspicio è che le misure annunciate per il rilancio del mercato interno e dei consumi vengano introdotte velocemente, ma anche che la manovra di bilancio del governo venga mirata maggiormente alla crescita: serve più spesa produttiva, sul lavoro e sulle infrastrutture. Con l’obiettivo finale di ridurre anche il carico fiscale: abbassare le tasse rimane la via maestra per ridare fiducia e forza a famiglie e imprese. E questo vale a livello nazionale come su quello regionale e locale”.
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