Non mi candiderò a sindaco di Forlì, una scelta sofferta e dolorosa

Nelle settimane scorse, in seguito ad alcune interviste, si è rapidamente diffusa in città e in provincia l’ipotesi di una mia candidatura a sindaco di Forlì in occasione delle prossime elezioni amministrative. Alle domande dei mezzi di informazione avevo risposto cercando di evidenziare alcuni degli aspetti programmatici da mettere al centro di un’eventuale campagna elettorale, come quello dei collegamenti, nel senso più ampio del termine, tra le città romagnole, tra la Romagna e l’Italia e l’Europa in questo momento decisamente in gravissima sofferenza per l’interruzione di due trafficatissime arterie come la via Ravegnana, da e per Ravenna, e la E 45, entrambe intercluse al traffico con drammatiche conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. 

È avvenuto che, da quelle prime interviste, nel corso di circa un mese mi sono stati richiesti ed ho svolto 45 incontri con rappresentanti di circoli, di organizzazioni sindacali e di categoria, con imprenditori, con responsabili di associazioni del volontariato, di quelle culturali, sociali e sportive e con esponenti del mondo cattolico. Ovviamente prima di tutto questo ci sono stati incontri con gli esponenti del PD locale che hanno fatto presente che avrebbero gradito un mio impegno in tal senso. 

Ci tengo a sottolineare che tutti questi appuntamenti mi sono stati richiesti. Non ho rifiutato di incontrare nessuno, ovviamente, considerato il durevole e proficuo rapporto che si è creato nel corso degli anni, con tutte le persone e le entità in questione. Il tema di ogni incontro aveva un solo fine. Mi è stato chiesto di candidarmi (molti hanno addirittura evidenziato che non importava come e in che modo!). Tutti lo hanno fatto con insistenza e portando tantissime buone ragioni, alcune addirittura inconfutabili. Poi ho ricevuto sollecitazioni tramite centinaia di messaggi e molte mail. Non solo, ho ricevuto analoghe sollecitazioni dalle decine e decine di cittadini che ho incontrato, nel periodo in questione ma anche prima, per strada, in piazza, nei locali pubblici che ho frequentato, nei negozi e così via. Negli ultimi giorni mi è stato chiesto di farlo anche da parte della Direzione del PD forlivese e di Articolo 1 – MPD di Forlì.  

Nel ringraziare tutti con gratitudine e attanagliato da una profonda commozione per le espressioni di stima e di fiducia ci tengo a far presente, con la consueta franchezza e sincerità, che se avessi dieci anni di meno, non se fosse stato dieci anni fa, non avrei dubbi su cosa fare. Da almeno tre mesi sarei in piena campagna elettorale cercando di esortare i cittadini forlivesi a rendersi protagonisti della vita della propria città. Città che ha molti punti di eccellenza così come problematiche che devono essere affrontate e risolte. In passato, nella mia qualità di amministratore del Comune di Forlì, ho avuto il privilegio di occuparmi a lungo di cultura e di sport, dell’insediamento universitario, della costruzione del Pala Galassi, di alcune scuole (nuova scuola di Collina, ampliamento della media dei Romiti, realizzazione della palestra scolastica di via Orceoli) e di alloggi popolari (i 48 di via Piave-via Pelacano), del restauro di importanti edifici storici (Palazzo Sangiorgi ed ex Casermone). Mi sono occupato dell’acquisizione del San Domenico, di Villa Saffi, dell’ex Istituto di Frutticoltura, di tutta l’area dov’è sorto il Campus Universitario, così come definii i contenziosi con le proprietà che hanno consentito di realizzare i parchi “Franco Agosto”, “Incontro” e “Quattro Stagioni”, oppure le sedi della nuova scuola di Roncadello e la nuova sede dell’Istituto Zooprofilattico. Ho avuto, sempre per citare le questioni più importanti, la possibilità di contribuire al trasferimento dell’ospedale dalla vecchia sede a Vecchiazzano, di far insediare nella zona industriale di Villa Selva e altrove diverse aziende, che stanno portando ricchezza al territorio, di vedere concluso il primo lotto dell’Asse di Arroccamento quando tutto il resto della viabilità strategica per Forlì era ancora in attesa di finanziamenti, così come la costruzione delle sedi di Ingegneria Aeronautica e Aereospaziale e dell’Enav Academy. 

Ho seguito per oltre otto anni l’attuazione del Piano Regolatore, anche in questo caso cercando di dare risposte alle istanze collettive dei quartieri, dei cittadini e delle aziende. 

Ci sono stati anche momenti molto difficili come l’organzzazione della visita di Papa Wojtyla, dei funerali del senatore Roberto Ruffilli, ucciso dalle Brigate Rosse, e del successivo processo dove furono condannati gli autori di questo barbaro omicidio, le contestazioni per la mancanza di aule e della precarietà di quelle utilizzate da parte degli studenti dell’Istituto Statale d’Arte; nonché la vicenda dell’abuso edilizio per la costruzione dell’Iper in via Punta di Ferro che mi portò a segnalare quanto stava accadendo ai vigili addetti al controllo edilizio. 

Successivamente ho svolto le mansioni di sindaco a Dovadola dove ho cercato di valorizzare la storia del paese e tutto ciò che di rilievo e di interesse succedeva in paese. In questo contesto non va dimenticato il salvataggio della Casa di Riposo Zauli con il conseguente mantenimento di 50 posti di lavoro e 65 posti letto.

Soprattutto, in questi anni, ho cercato di essere a disposizione di tutti i cittadini in ogni momento della giornata e dell’anno. Oggi, a 66 anni, qualora fosse possibile vincere la competizione elettorale, mi caricherei di una responsabilità che va affrontata con una forza fisica e una lucidità mentale che dovrebbero paradossalmente aumentare anziché, com’è nell’ordine naturale delle cose, diminuire. Occorre anche in questa circostanza, che mi addolora e che deluderà molti, essere onesti con se stessi e con i cittadini forlivesi e dire che l’eventuale quinquennio da sindaco sarebbe un compito troppo oneroso per le mie possibilità. Solo questa valutazione mi ha frenato e mi frena. Mi ripeto: se avessi dieci anni di meno, non se fosse stato dieci anni fa, non avrei dubbi su cosa fare. Sarei già in campagna elettorale puntando su un programma che permetta a Forlì di avere prospettive di sviluppo, di essere più protagonista sullo scenario regionale, di essere più unita e più solidale.

In ogni caso, recependo le parole del presidente Sergio Mattarella pronunciate nei giorni scorsi a Matera, continuerò a impegnarmi affinché la cultura costituisca effettivamente “il tessuto connettivo della civiltà europea, non cultura di pochi, non cultura che marca diseguaglianze dei saperi, e dunque delle opportunità, ma cultura che include, che genera solidarietà; e che muove dai luoghi, dalle radici storiche” (…) Perché l’idea stessa di Europa “si fonda, in misura fondamentale, sul valore riconosciuto alla cultura dalle sue genti”. E in tutto questo Forlì può essere protagonista, sempre e comunque. Soprattutto lo possono essere i cittadini ai quali devo riconoscenza per la straordinaria esperienza che mi hanno consentito di portare avanti in tanti anni. 

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Gabriele Zelli

Gabriele Zelli è nato a Forlì il 5 marzo 1953. Da circa trent'anni si occupa in modo continuativo di cultura, sport e di attività sociali. Per Romagnapost, insieme a Marco Viroli, cura una rubrica intitolata "pillole forlivesi" dedicate alla storia della città.