Il sindaco di Cesena non risparmia critiche al ministro dell'Interno
Matteo Salvini, ministro dell’Interno, dà la possibilità si Prefetti di firmare ordinanze antidegrado. In molti hanno gridato allo scandalo. Tra questi non c’è Paolo Lucchi, sindaco di Cesena, che ha detto chiaramente che non si sente defraudato. Non ha però risparmiato pesanti critiche al ministro. La nota.
La mia posizione potrà anche sembrare originale, ma non mi sento “defraudato” (come l’Anci, Associazione nazionale dei Comuni ha dichiarato) per la circolare del Ministro dell’Interno Salvini, che dà la possibilità ai Prefetti di firmare ordinanze antidegrado per le “zone rosse” (e cioè i centri storici, le piazze più frequentate, i luoghi turistici e le aree vicine a scuole ed Università), allo scopo di tenere lontani i cosiddetti “indesiderati”. Il tutto senza più cercare il consenso dei Sindaci.
Non mi sento defraudato, sia perché di fatto la circolare stabilisce quello che già la legge sancisce da sempre – e cioè che sull’ordine pubblico il Prefetto ha il diritto dell’ultima parola, essendo una delle sue prioritarie competenze -, sia perché nel nostro territorio vige una buona abitudine – quella di concordare le scelte che si collegano direttamente con la gestione della sicurezza delle nostre comunità -, consolidata in decenni di rapporti Prefetto/Sindaci/Questore/Comandante dei Carabinieri e confermata anche in questi mesi dal nuovo Prefetto Corona.
Immagino quindi di poter classificare la circolare del Ministro come l’ennesimo atto finalizzato alla campagna elettorale permanente nella quale si muove: l’arma di distrazione di massa odierna, che domani verrà sostituita da un’altra arma di distrazione di massa, cosicché, mentre noi tutti saremo impegnati a commentare la sua posizione, lui si sarà già spostato due caselle più avanti.
Però, leggendo della circolare, qualche quesito me lo sono posto ugualmente.
Per esempio – mettendo da parte per un attimo i dubbi costituzionali che pure molti, motivatamente, stanno avanzando sulla circolare salviniana – come sarebbe possibile allontanare, da Piazza del Popolo o dalla zona scolastica della stazione, una categoria precisa di persone? Perché, non essendo possibile stabilire a priori una responsabilità ed una volontà di delinquere, come dovremmo distinguere le persone? Per altezza, peso o magari per colore della pelle? Per quanto ci abbia pensato, fatico a capire come, anche nell’era delle tecnologie più spinte, vi sia la possibilità di anticipare il pensiero delle persone. Cosa suggerisce di fare il Ministro?
E poi, a chi toccherebbe di impedire l’ingresso di determinate persone nelle zone rosse? Qui la risposta è facile: alle forze dell’ordine, giusto? Perché così torniamo alla casella di partenza e cioè alla necessità di colpire duramente chi delinque, rafforzando la presenza di Polizia e Carabinieri sul territorio.
Ecco quindi che alla casella di partenza troviamo proprio lui, il Ministro Salvini, il quale scrive le circolari (è facile riuscirci, anche perché si possono ritirare in un attimo e poi si dimenticano facilmente), ma sta facendo troppo poco per rafforzare gli organici di Polizia e Carabinieri, a Cesena come nel resto d’Italia.
Ed allora la verità è che il Ministro dell’Interno non sta defraudando i Sindaci (e noi non dobbiamo fare l’errore di sentirci tali), perché quelli che sta defraudando sul serio sono i cittadini.
Per evitarlo gli basterebbe lavorare almeno qualche minuto al giorno per garantire che ci siano in strada più poliziotti e più carabinieri. Come a loro stessi piacerebbe, tra l’altro, se non fossero massacrati da turni troppi lunghi, gravati da un’età media troppo alta, alle prese con un turn over ormai infinito e con assunzioni non all’altezza.
Se zone rosse vanno create nelle nostre città, forse varrebbe la pena di pensarle prima di tutto per i Ministri che chiacchierano e twittano tanto, ma lavorano ben poco per il Paese.
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