Sabato 18 maggio 2019, alle ore 16.00, Marco Vallicelli, storico dell'arte, condurrà una visita guidata alla Pieve di S. Pietro in Sylvis (Bagnacavallo).
Il ritrovo dei partecipanti è previsto presso i parcheggio adiacente la Pieve, via Pieve-Masiera 82. L’iniziativa è promossa dall’Associazione Antica Pieve, presieduta da Claudio Guidi, sorta a Pieveacquedotto per valorizzare quell’antico luogo di culto e gli altri analoghi presenti sul territorio. Proprio per questo è stato pubblicato un volume che riporta le descrizioni delle chiese che sono state o verranno visitate durante il mese di maggio 2019 dal titolo “Antiche Pievi. A spasso per la Romagna”, a cura di Marco Vallicelli, Marco Viroli e Gabriele Zelli. Questi ultimi due, nell’occasione, ricorderanno che nel territorio di Bagnacavallo nacque Stefano Pelloni, che fu uno spietato brigante nonostante l’agiografia contenuta in una famosa poesia di Giovanni Pascoli e in un altrettanto nota canzone di Secondo Casadei. Copia della pubblicazione sarà consegnata in omaggio ai partecipanti. Al termine momento conviviale. Per informazioni Claudio 3386462755.
La Basilica di San Pietro in Sylvis sorge a circa mezzo chilometro dalla città di Bagnacavallo ed è la più antica e meglio conservata tra le pievi di Romagna. Perfetto esempio di architettura protoromanica, è databile attorno al VI-VII secolo, come sembra indicare lo stile di due arcate ornamentate del ciborio. Tre secoli dopo la costruzione della Basilica fu innalzato un campanile cilindrico che nel 1668 fu abbattuto, perché ritenuto pericolante. Esso venne ricostruito dopo il restauro della pieve, avvenuto nel 1933.Agli inizi del XVII secolo (1605), nel luogo dove oggi sorge la pieve furono rinvenute iscrizioni marmoree dedicate a Giove (ora conservate nel Palazzo dei Diamanti di Ferrara) le quali indicano l’esistenza di un precedente tempio destinato al pubblico culto.L’edificio, costruito con mattoni di varia grandezza, ha l’abside orientata a levante. La facciata, orientata a ponente, come si riscontra nelle basiliche cristiane, è spoglia e disadorna, ad eccezione delle lesene che scandiscono anche all’esterno la ripartizione interna in tre navate, e presenta due porte: una al centro e una, più piccola, a sinistra. La sua uniformità è interrotta, oltre che dalle lesene, da una bifora al cui centro è posta una colonnina di marmo, tipica delle chiese ravennati (San Francesco, San Giovanni Evangelista).Anche l’abside, semicircolare all’interno e poligonale all’esterno, risente dei modelli ravennati e presenta tre finestre con arco a tutto sesto. Notevoli sono i suoi affreschi (1320-1325), con scene della crocifissione di matrice giottesca recentemente attribuiti al pittore Pietro da Rimini (Rimini, … – circa 1345).La modifica più evidente della pieve, benché questa sia giunta a noi essenzialmente nella sua forma originale, è ravvisabile nella cripta, la cui costruzione è avvenuta in epoca posteriore. Di aspetto massiccio, essa ha il pavimento abbassato di mezzo metro rispetto a quello della chiesa. Al centro si trova un altare con lastra di marmo greco databile intorno al VII – VIII secolo. Il materiale utilizzato (i mattoni e le colonne) risulta essere frutto di reimpiego.La cripta può considerarsi posteriore alla chiesa sia per l’aspetto della struttura muraria, sia perché le più antiche chiese ravennati originariamente non avevano cripte o presbiteri sopraelevati. Il metodo costruttivo a crociera può farla datare all’ XI secolo, presentando analogie con la cripta di San Vittore di Ravenna (andata distrutta nel corso della seconda guerra mondiale).
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