Nei mesi scorsi sono state ufficializzate le denominazioni assegnate ai nove Istituti Comprensivi del territorio di Forlì. La scelta dei nomi a cui intitolare ogni realtà è scaturita da un confronto che si è sviluppato all’interno dei plessi scolastici e che, prima di essere approvato formalmente, è stato oggetto di un percorso di condivisione. I nove istituti, prima indicati con il numero progressivo da uno a nove, sono stati intitolati nell’ordine a: Tecla Baldoni, musicista, Irene Ugolini Zoli, artista, pittrice, Giuseppe Prati “Don Pippo”, sacerdote, abate dell’abbazia di San Mercuriale, Annalena Tonelli, missionaria laica, Tina Gori, partigiana, Silvio Zavatti, primo vice sindaco di Forlì della Liberazione, esploratore, Carmen Silvestroni, artista, scultrice, Camelia Matatia, giovane forlivese di origine ebraica morta nel 1944 nel campo di concentramento tedesco di Auschwitz, Beatrice Portinari, nobildonna fiorentina, figura storica dietro l’omonimo personaggio dantesco, mentre il Centro Provinciale Istruzione Adulti Forlì-Cesena è stato intitolato a Silver Sirotti, ferroviere, Medaglia d’oro al volor civile. Ciò ha dato la possibilità alle scuole di sviluppare progetti e iniziative per conoscere e far conoscere i personaggi che sono stati ritenuti meritevoli dell’intitolazione. Una delle forme più efficaci intraprese in questo senso è quello della Scuola secondaria di Primo Grado “Marco Palmezzano” dell’Istituto Comprensivo n. 2 “Irene Ugolini Zoli” che ha messo in scena un vero e proprio spettacolo teatrale dal titolo “Irene, l’artista del mondo”, grazie a un testo scritto da Stefania Polidori che si è avvalsa della consulenza storica di Gabriele Zelli e di quella artistica di Rosanna Ricci, oltre che delle testimonianze di alcuni familiari di Irene come la figlia Gabriella E i nipoti Andrea Barbieri e Paolo Cimatti.
Vero protagonista della rappresentazione è stato un gruppo di studenti che sabato scorso ha replicato lo spettacolo presso il Teatro Pullini della Residenza Zangheri, per un pubblico composto da diversi ospiti della struttura, dai familiari dei giovani attori e anche da diversi cittadini forlivesi che alla fine dello spettacolo non hanno mancato di elogiare i protagonisti. In particolare alcuni degli ospiti della Residenza Zangheri, che hanno conosciuto Irene, nata nel 1910, hanno apprezzato la rievocazione della Forlì del tempo, con i personaggi, alcuni anche storici, che animavano piazza Saffi e gestivano le attività commerciali e artigianali del centro.
Da evidenziare inoltre che aver conosciuto la storia della vita di Irene Ugolini Zoli di sicuro influirà sulla formazione degli studenti. Intanto perché l’approccio di Irene con l’istruzione è un vero invito a dedicarsi allo studio. L’artista forlivese, che non ebbe la possibilità di frequentare la scuola, da analfabeta diventò una formidabile autodidatta. Facendo riferimento al lavoro che fin da giovanissima intraprese andando di piazza in piazza nei paesi e nelle città della Romagna a vendere libri usati trainando un carretto ebbe modo di scrivere: “Sulle piazze, come un cavallo da tiro, ci andavo io, da sola. Fu allora che cominciai di nascosto perché mi vergognavo, a scarabocchiare cartoni e vecchi giornali. Non ero mai andata a scuola, quindi pensai che era un dovere imparare a leggere, a scrivere. Ho letto molti libri di avventura. I primi sono stati quelli di Salgari: ho fatto indigestione di libri di viaggi”. Furono proprio questi libri che la indussero a viaggiare moltissimo, in epoche in cui non era facile visitare altri paesi, soprattutto quelli lontani. In una lettera del 1957 scrive: “A Londra avevo 80.000 lire e mi bastarono. Ero partita dicendo: arrivo al Polo Nord, poi mi fermai in Inghilterra e la girai tutta. Risparmiavo su tutto: per non pagare il deposito bagagli legavo la mia valigia, l’ombrello e l’impermeabile a una colonna; dormivo nelle sale d’aspetto, mangiavo quanto potevo”. Ed è significativo sapere anche da questa testimonianza come ci si può arricchire culturalmente e civilmente conoscendo gli altri popoli, tema centrale oggi in ogni scuola italiana. Scriveva Irene: “Ogni viaggio ha rappresentato certamente un’emozione diversa. Quello che adesso chiamano il terzo mondo e che riempie le pagine dei giornali, io l’ho scoperto prima, ho scoperto che lì c’era un futuro obbligato. Poi volevo sapere, conoscere: all’improvviso mi resi conto che la casa, la città, mi andavano strette. E così ho imparato che più si viaggia il mondo, più lo si vorrebbe scoprire: più si scoprono cose più si alza l’orizzonte”. Un messaggio questo confacente con l’istruzione che dovrebbe essere impartita ai giovani, così come agli stessi si dovrebbe far apprezzare ogni forma d’arte e di cultura perché possono essere strumenti per affrontare con più forza e determinazione le complessità della vita. Ancora una volta è esemplare la testimonianza di Irene: “Ricordavo che anche da bambina mi piaceva pasticciare coi colori, ma sarà solo più tardi, quando la vita mi avrà stringato bene, quando la figlia che adoravo – bella come un angelo – me la vidi morire tra le braccia. Solo allora presi la prima seria decisione della mia vita. Sentivo che l’unica speranza che mi restava era la pittura. Si, può darsi che dopo la morte di mia figlia mi sia entrato nel cervello un grano di follia. Non me ne dolgo di questo mite intruso, perché solo allora cominciai una diversa vita: la mia”.
Lo spettacolo, nel quale quale hanno recitato anche Gabriele Zelli e la dirigente scolastica Anna Starnini, verrà ripreso in occasione della Settimana del Buon Vivere. Area degli allegati
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