Mancano le intuizioni che c'erano quando il salotto buono era alla Cassa di Risparmio
Il fallimento della Cassa di Risparmio è stato molto più di un crac bancario. Ha avuto un duplice effetto negativo sulla città. È stata una mazzata per gli azionisti, soprattutto piccoli risparmiatori, che, da un giorno all’altro, hanno visto azzerare la cifra che avevamo investito. Inoltre ha tolto ossigeno alla fondazione Carisp che, essendo la principale azionista, incassava gli utili della banca e poi li redistribuiva in città. Nel periodo migliore aveva a disposizione quattro milioni di euro all’anno. Adesso è sotto al milione. Se pensiamo che Forlì ne ha a disposizione dieci ogni anno ci rendiamo conto della differenza.
Per molto tempo la Cassa di Risparmio è stata il salotto buono della città. E, per un certo periodo, ha svolto un ruolo da protagonista nello sviluppo del territorio. Università, secante, casello del Rubicone (ma non solo) sono arrivate per merito della politica, ma un ruolo di primo lo ebbe proprio la fondazione Carisp. In particolare una persona: Davide Trevisani.
Il cavaliere aveva capacità, visione di prospettiva e personalità. Le stesse che ha Pinza a Forlì. Non è un caso che la spinta propulsiva della Fondazione Carisp sia iniziata a scemare molto prima del crac della banca. È cominciata quando Trevisani perse la battaglia per la vendita della banca. Quella sconfitta ridusse il suo margine di manovra negli ultimi due anni del suo mandato e per la fondazione iniziò un periodo in cui gestiva, ma non proponeva.
Trevisani poi si concentrò sulle sue aziende ed ora ha altri problemi a cui pensare, ma è fuori di dubbio che una figura del genere manchi alla città. Adesso ci sono imprenditori che non hanno lo stesso carisma. O, per lo meno, non hanno tutto quel mix di caratteristiche che aveva lui è che sono utili allo sviluppo della città. C’è Nerio Alessandri che ha indubbie capacità, ma che con la città non ha mai avuto un feeling eccessivo. Con il territorio ha un legame certamente maggiore la Amadori, ma l’azienda di San Vittore è ancora molto ancorata al proprio business, non ha quel ruolo sociale che potrebbe ricoprire un gruppo con quei numeri. Serve un ulteriore crescita da parte della famiglia, in particolare di Francesca che pare destinata ad essere quella che ricoprirà un ruolo sempre più di primo piano.
Adesso, è fuori di dubbio, che in città il ruolo di primo piano lo abbia Pubblisole (mondo Orogel/Teleromagna). Bruno Piraccini è stato bravo ad aggregare il mondo economico creando il nuovo salotto buono che però non è carismatico e propositivo come, in passato, lo fu l’aggregazione legata alla Cassa di Risparmio.
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