Analisi spietate e stimolanti nella terza edizione di "Fattore R"
“Una volta ai ragazzi si diceva: se non studi vai a lavorare. Adesso ai miei studenti dico: se studi vai a lavorare”. Lo ha detto questa mattina a “Fattore R” Francesco Ubertini, rettore dell’università di Bologna. Quella che potrebbe essere classificata come una battuta in effetti è la fotografia migliore del momento che stiamo vivendo.
Mentre spesso la politica parla del sesso degli angeli (o poco più) il mondo del lavoro è in continua evoluzione. Il punto è stato fatto questa mattina in Fiera durante la terza edizione di “Fattore R” che ha ruotato attorno allo studio di Ernst & Young dal titolo “La Romagna e i talenti”. Emerge che nella nostra terra c’è un’ottima predisposizione all’innovazione tecnologica, ma mancano, e si faticano a trovare, le professionalità per guidarla.
Significativa la frase di Donato Iacovone, amministratore delegato di EY: “Una volta la Romagna attirava manodopera, adesso deve attirare laureati”. Servono per avere la capacità di leggere l’enormità di dati disponibili e, quindi, decidere una strategia. Partendo però da un presupposto: serve una formazione continua. Perché, come ha detto Ubertini “viviamo una trasformazione molto rapida. Molto di più di quella a cui eravamo abituati”. Ed ha fotografato la stato di fatto con una frase: “Il 65 per cento degli studenti farà un mestiere che oggi non esiste”.
Dunque, servono talenti. Ma attenzione, secondo Lorenzo Bini Smaghi, economista, il talento non esiste. Ci sono persone più portate che però devono studiare in continuazione. Secondo l’economista “bisogna lavorare per convincere più ragazzi a studiare materie scientifiche”, e, allo stesso tempo, “creare interazione fra giovani e imprese prima dell’università”.
Poi Bini Smaghi ha parlato dell’Italia fornendo tutta una serie di dati a dir poco molto preoccupanti. Emerge con chiarezza che la Penisola è un paese fermo da vent’anni. E “con margini di politica economica limitata e dove il rischio recessione è attorno al 30 per cento”.
Infine ha suggerito di agire sulle riforme strutturali. Su quali dovrebbero essere ha risposto Carlo Cottarelli, noto economista che ha chiuso il forum edizione 2019. Ha indicato tre strade da seguire: tassazione, burocrazia, lentezza della giustizia. Poi ne ha indicato una quarta: la pubblica istruzione. Secondo Cottarelli è fondamentale per far crescere e un investimento in istruzione può garantire una crescita economica superiore a quella garantita dagli investimenti. In Italia, invece, la pubblica istruzione è una Cenerentola, in Europa siamo all’ultimo posto come spesa pro capite.
L’economista ha suggerito anche di puntare sulle politiche giovanili. “Dobbiamo incentivare e valorizzare i ragazzi, perché la crescita economica è legata alla presenza dei giovani. Mentre da noi sono in continua diminuzione. Essenzialmente per due motivi: calo delle nascite e emigrazione. I nostri giovani vanno all’estero e da noi si creano posti di lavoro di cattiva qualità”.
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