Servono risposte. Urgenti

Ci sono emergenze non più rinviabili

Non si è capito bene se sarà un nuovo partito o un partito nuovo. Ma cambia poco: Nicola Zingaretti, segretario del Pd, ha annunciato che rivoluzionerà la formazione politica che sta guidando. Lo farà aprendosi alla società civile.

A questo punto le riflessioni sono inevitabili. Premetto che ritengo vada apprezzato qualsiasi tentativo di innovare nella continuità. Ma, per il momento, siamo solo a livello di intenzioni. È apprezzabile la volontà di aprire alla società civile, ma il termine è generico e abusato, che, quantomeno, va capito come sarà articolato.

Il problema non è il nome. Pare sarà “I Democratici”. Ma neppure il contenitore. Il vero tema sono i contenuti. Ma questo non vale solo per il futuro del Pd, ma per tutta la politica. Ma, relativamente alla sinistra, non ha tutti i forti Cofferati quando scrive (Huffington post): “Gli affanni e la crisi della sinistra in Europa negli ultimi trent’anni nascono dall’incapacità di affrontare gli effetti della globalizzazione senza rinunciare ai valori fondanti della sua storia. Addirittura di aver guardato alla globalizzazione come processo positivo in grado di favorire spontaneamente il superamento delle diseguaglianze, la riduzione delle povertà e l’estendersi della democrazia”.

La globalizzazione non la dobbiamo combattere, ma non possiamo neppure subirla: va governata. Questo deve essere l’obiettivo di un partito. Perché io compito della politica deve essere: creare ricchezza e redistribuirla nel modo più equo.

Quindi Zingaretti, prima di preoccuparsi del nome e della forma di partito, deve rispondere ad alcuni quesiti che sono i veri temi che vanno irrisolti. Le vere emergenze di un paese che vuole e deve essere moderno per restare all’avanguardia. Serve una ipotesi di crescita che rispetti l’ambiente attraverso i comportamenti, usando l’innovazione e la conoscenza. C’è poi la redistribuzione equa della ricchezza prodotta destinandone una parte cospicua a cancellare la povertà. Vanno assicurati i diritti individuali che devono crescere connessi a quelli collettivi e mai messi in contrapposizione. 

Poi c’è il tema del lavoro: come va affrontata l’era della robotica ormai avviata? Quale deve essere il rapporto tra il tempo di lavoro e il tempo di vita in questa fase di trasformazioni epocali? Quale condizione deve produrre la tecnologia nell’ambiente che ospiterà il nuovo lavoro? Attenzione, serve rispondere senza demagogia. Ma non sono solo questi di caratura nazionale. Possono e devono essere declinati anche a livello locale. Perché è da quelle risposte dipende il nostro futuro. Peccato non se ne parli, per nulla o quasi, nella campagna elettorale per le regionali.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.