I nostri soldi sono al sicuro?

Al momento la nostra ancora di salvezza è la Bce, ma ballano un centinaio di miliardi

Non è un problema di lana caprina, per carità. Però ho l’impressione che ci stiamo avvitando un po’ troppo attorno all’utilizzo del Mes, fondo salva stati dell’Unione Europea. Sia chiaro, l’Italia fa bene a combattere la battaglia per cercare di arrivare a far nascere un fondo europeo per finanziare gli stati devastati dal Coronavirus. Ed è giusto contestare il comportamento di paesi come la Germania, l’Austria, l’Olanda e altri nel nord che si oppongono.

Tra le ipotesi sul tavolo c’è l’utilizzo del Mes. Poi si disquisisce sulle condizionalità. C’è chi le vuole più morbide. Chi meno. Ma il problema non è quello. Per lo meno non il principale. Certo, in un momento come questo pensare a vincoli rigidi fa venire in mente a qualcosa di molto simile allo strozzinaggio. Però non bisogna dimenticarsi che dal Mes l’Italia (come qualsiasi paese che vi faccia ricorso) non otterrebbe soldi a fondo perduto, ma un prestito la cui restituzione dovrebbe avvenire in un lasso di tempo compreso fra i sei e i nove anni. Non ci siamo. Se proprio si vuole aiutare un paese in difficoltà la linea di credito dovrebbe avere una durata di almeno trent’anni. Meglio ancora cinquanta. Lo stesso dicasi per gli eventuali coronabond.

Il dubbio che questi due strumenti non fossero la panacea di tutti i mali mi era venuto domenica sera, ascoltando uno speciale di economia in onda su Sky Tg24. Uno degli ospiti, collegato da casa, era l’economista Carlo Cottarelli. Si è detto favorevole agli eurobond, ma ha anche spiegato che in questo momento la vera ancora di salvezza per l’Italia è la Bce che si è  impegnata ad acquistare titoli di Stato italiani.


La convinzione si è rafforzata ieri leggendo una notizia apparsa sul Foglio. Il giornale diretto da Cerasa riprende quello che avevano scritto Il Sole 24 Ore e Italia Oggi, ovvero che in marzo la Bce ha acquistato 37,3 miliardi di titoli pubblici dell’area euro e di questi 11,8 (il 31 per cento) Btp e altri buoni del Tesoro italiani, mentre in febbraio gli acquisti sull’Italia erano stati di 2,2 miliardi.

Allora, considerando che un intervento del Mes per l’Italia significherebbe portare a casa circa 39 miliardi, mi pare di capire che il nostro vero paracadute è la Bce. Anche perché si calcola che entro fine anno l’Italia dovrà emettere titoli per circa 325 miliardi e la Banca Europea potrà acquistarne per circa 215 miliardi. Certo, mancherebbe lo stesso una discreta quota. Quindi una soluzione andrà trovata, ma al momento non siamo nelle condizioni di farci mettere il cappio al collo da tedeschi, olandesi e compagnia cantante. Anche perché nei conti correnti italiani ci sono oltre 1.500 miliardi di liquidità. Però servirà un governo forte e una grande credibilità internazionale.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.