Graziano Rinaldini, classe 1957, inizia a lavorare nel 1977 e nel 1992 entra in Pulixcoop, poi diventata Formula Servizi, oggi grande cooperativa nel settore servizi. Attentissimo ai temi ambientali e alla ricerca continua dell’innovazione, con lui va in pensione un pezzo di storia del movimento cooperativo forlivese.
Prima di entrare nel mondo del lavoro che tipo di formazione ha avuto?
«Dopo le superiori ho fatto un anno di università, l’ho lasciata perché mio padre andò in cassa integrazione e non me la sentivo di pesare sulle barcollanti casse della famiglia. Dopo quella breve esperienza, ho iniziato a lavorare come metalmeccanico alla costruzione della fabbrica Eni a Forlì. Poi sono stato muratore alla coop Pieve Quinta. Ricordo ancora il primo giorno di lavoro: mi dissero che dovevo scaricare un intero camion di cemento da solo. Era una specie di battesimo della fatica. All’epoca però ero molto giovane e molto allenato. Finii il mio compito in anticipo e ebbi l’ardire di chiedere se potevo fare altro (ride).
Dopo l’esperienza di muratore diventai sindacalista per la CGIL, un’attività che dovetti interrompere per via del servizio militare (che durò però 17 per un presupposto malfunzionamento cardiaco non risultato poi esatto). Tornato alla vita civile, lavorai alla camera del lavoro a Modigliana, dove oltre al lavoro ordinario organizzavamo cineforum di fantascienza molto amati e apprezzati.
Per il sindacato dei chimici mi sono trovato a gestire le trasformazioni industriali che hanno interessato quel settore nel territorio forlivese, un momento difficile di riconversione industriale che significò la perdita di numerosi posti di lavoro».
Ci fu però un’esperienza professionale importante, a un certo punto?
«Sì, fu in Conad. Era il 1986, mi chiamarono per lavorare da loro e mi diedero la possibilità di seguire un corso di formazione di quattro mesi alla sede milanese della Bocconi in gestione delle risorse umane. Fu un’esperienza formativa interessantissima e professionalmente arricchente. Posso dire che mi segnò in positivo e che da allora ho arricchito le mie conoscenze sulle risorse umane e ho capito quanto importanti sono, anche nel mondo del lavoro, le relazioni con le persone».
In Pulixcoop di cosa ti occupavi?
Pulixcoop si occupava di pulizia e manutenzione aree verdi, assieme a un’altra realtà ci occupavamo anche di impianti di calore.
E tu cosa ci facevi?
«Nel 1992 vengo assunto come responsabile del personale, il giorno della mia assunzione però succede un imprevisto: invece che responsabile del personale vengo assunto come responsabile dei servizi pubblici.
Il primo giorno di lavoro?
«Sì, lo scopro lì perché, però – lo avrei capito solo dopo – chi ricopriva quel ruolo non lo faceva nel modo in cui veniva richiesto.
Nello stesso anno, cioè nel primo anno in cui mi occupo di appalti pubblici, vinciamo l’appalto all’ospedale di Forlì.
Da quel momento inizio a seguire anche le pulizie industriali e poco dopo divento direttore e a seguire anche presidente.
Pulixcoop poi diventa Formula Servizi, una realtà grande, di respiro nazionale. Se pensa a Formula, che sentimento prova?
«Orgoglio. Sicuramente di orgoglio. Ho, anzi abbiamo, lavorato per inserire molti giovani neolaureati, abbiamo dato loro la possibilità di crescere e formarsi e ora dirigono i loro settori. Questo dà un senso a tutta la fatica fatta».
Che cosa ti piace di Formula Servizi, così com’è oggi?
«L’attenzione alla tecnologia che migliora il lavoro, l’innata attenzione per l’innovazione, la responsabilità verso l’ambiente e, cosa che viene prima di tutte, l’attenzione alle risorse umane».
Che cosa fatica di più a lasciare?
«Lascio a malincuore i rapporti umani con i colleghi, nonostante i momenti difficili che in questi anni abbiamo passato, non sono mai mancati rispetto, stima e sorrisi».
Il momento più brutto del tuo percorso professionale?
«Tutta la vicenda della 29 giugno, avevamo avuto la possibilità di far lavorare i carcerati e dare loro la possibilità di rialzarsi. La storia ci ha reso l’onore facendo emergere la verità. Però il mio rammarico per non aver potuto dare una mano, quello rimane».
Che azienda lascia?
«Lascio una grande cooperativa sana, solida, ben diretta, proiettata verso il futuro, con un gruppo dirigente capace e intelligente e con responsabili dei cantieri e lavoratori capaci e volenterosi».
E adesso, cosa farà?
«Per adesso mi riposo, finalmente (ride).
Poi da settembre mi impegnerò nel volontariato con la Protezione Civile e mi dedicherò a una cooperativa di utenti, un progetto che mi gira in testa da un po’ e che potrebbe essere divertente e utile. Una realtà, fondata su una piattaforma digitale da fruire con rapidità, che in Italia credo ancora non esista ma che in nord Europa funziona ed è molto diffusa».
Questo post è stato letto 796 volte