Dibattito fra Bonaccini e Bombardieri su "Un patto per il rilancio del paese"
“Investiamo nella conoscenza e nel futuro, non impieghiamo i soldi per ottenere qualche voto in più. Così non facciamo il bene del paese e dei nostri figli”. Pensieri e parole sono di Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, che questa mattina, a Cesenatico, invitato dalla Uil, ha partecipato a un dibattito con Pierpaolo Bombardieri, segretario nazionale della Uil. “Un patto per il rilancio del paese” era il tema del confronto affrontato in maniera informale. nessuno aveva la cravatta. Bonaccini indossava jeans col risvolto e scarpe sportive e, nel rispetto della moda, fantasmini. È stato un dibattito interessante grazie soprattutto alla concretezza dei relatori che, nel pieno rispetto dei propri ruoli, hanno approcciato il confronto in maniera diversa.
A Bonaccini va riconosciuto di non aver svicolato su nessun argomento evitando, quindi, di usare un metodo molto applicato dalla politica. È anche migliorato. In passato usava questi momenti per fare dei comizi. Adesso non è più così: è più concreto e sintetico. Interessante soprattutto quando ha invitato il suo partito (il Pd) a fare una profonda riflessione sul perché una forza di sinistra ha perso i voti dei ceti più bassi e delle periferie. “Non possiamo voltarci dall’altra parte”. Ha svicolato solo quando si è affrontato il tema del futuro del Pd. Non è un segreto che, da più parti, lui sia indicato come futuro segretario nel caso in cui ci sia un tracollo nelle regionali. L’unico momento in cui si è infervorato e cercato l’applauso è quando ha sottolineato la necessità di chiedere i soldi del Mes.
Ottimo l’approccio anche di Bombardieri. Apprezzabile il fatto che usi sempre un tono pacato. Evita di alzare i decibel della voce. È la dimostrazione che per andare al centro del problema e conquistare l’attenzione non è necessario urlare. Basta avere cognizione di causa. Non ha alzato i toni, ma è arrivato con forza quando ha detto che “per fare un patto serve condividere delle scelte di fondo”. Lo diceva a Bonaccini, ma si rivolgeva a Confindustria che, nel caso specifico, era il convitato di pietra.
Per il resto sono state date ricette condivisibili a partire dal fatto che entrambi partono dal presupposto che il paese ha bisogno di una politica concreta mettendo al bando qualsiasi forma di populismo che non è una brutta parola, ma un modo di approcciare l’amministrazione della cosa pubblica che non fa il bene del paese. Una sintonia, quella fra Bonaccini e Bombardieri, senza dubbio positiva che potrebbe essere molto utile nel momento in cui si aprisse una trattativa nella quale, ovviamente, ognuno partirebbe dalle proprie posizioni che non è detto siano le stesse. Perché sintonia non vuol dire appiattimento.
A Bonaccini va riconosciuto di non aver svicolato su nessun argomento evitando, quindi, di usare un metodo molto applicato dalla politica. È anche migliorato. In passato usava questi momenti per fare dei comizi. Adesso non è più così: è più concreto e sintetico. Interessante soprattutto quando ha invitato il suo partito (il Pd) a fare una profonda riflessione sul perché una forza di sinistra ha perso i voti dei ceti più bassi e delle periferie. “Non possiamo voltarci dall’altra parte”. Ha svicolato solo quando si è affrontato il tema del futuro del Pd. Non è un segreto che, da più parti, lui sia indicato come futuro segretario nel caso in cui ci sia un tracollo nelle regionali. L’unico momento in cui si è infervorato e cercato l’applauso è quando ha sottolineato la necessità di chiedere i soldi del Mes.
Ottimo l’approccio anche di Bombardieri. Apprezzabile il fatto che usi sempre un tono pacato. Evita di alzare i decibel della voce. È la dimostrazione che per andare al centro del problema e conquistare l’attenzione non è necessario urlare. Basta avere cognizione di causa. Non ha alzato i toni, ma è arrivato con forza quando ha detto che “per fare un patto serve condividere delle scelte di fondo”. Lo diceva a Bonaccini, ma si rivolgeva a Confindustria che, nel caso specifico, era il convitato di pietra.
Per il resto sono state date ricette condivisibili a partire dal fatto che entrambi partono dal presupposto che il paese ha bisogno di una politica concreta mettendo al bando qualsiasi forma di populismo che non è una brutta parola, ma un modo di approcciare l’amministrazione della cosa pubblica che non fa il bene del paese. Una sintonia, quella fra Bonaccini e Bombardieri, senza dubbio positiva che potrebbe essere molto utile nel momento in cui si aprisse una trattativa nella quale, ovviamente, ognuno partirebbe dalle proprie posizioni che non è detto siano le stesse. Perché sintonia non vuol dire appiattimento.
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