Post di Gian Paolo Castagnoli
I post di Gian Paolo Castagnoli, giornalista cesenate, sono sempre interessanti anche perché ha bandito la banalità. Come nell’ ultimo che ha postato.
Il grande George Orwell disse che “la vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire”.
Negli ultimi tempi questa frase mi risuona in testa quotidianamente quando faccio il mio lavoro. Perché sempre più spesso le reazioni scomposte e violente ad articoli “scomodi” mi convincono che quella è una parte irrinunciabile e preziosissima di chi fa informazione.
Domande come “chi l’ha autorizzata a scrivere?” o obiezioni come il fatto che riportare sul giornale il nome di chi commette un reato gli rovina la vita sono i motivi per cui Orwell disse quella frase. E vi garantisco che ormai il 90% delle contestazioni (e degli insulti e delle minacce) ricevute dai giornalisti rientrano in queste categorie.
Non ti attaccano cioè perché quello che hai scritto non è vero, ma semplicemente perché non dovevi scriverlo in quanto dà fastidio a Tizio, Caio o Sempronio, lo mette in cattiva luce (come se a metterlo in cattiva luce non fossero invece le sue azioni, di cui i media sono un semplice specchio) o provoca sofferenza (come se la sofferenza, per esempio quella causata da un incidente, fosse cancellata per il fatto di non parlarne). Ma la cosa più assurda è quando fanno mandare dagli avvocati richieste di smentita che nel ripercorrere i fatti ripetono in modo praticamente identico quanto hai già scritto, e quindi non si capisce dove stia la smentita.
In pratica, ti contestano non di essere un cattivo giornalista ma di essere un giornalista.
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