Fenomeno sempre più diffuso
CESENA. Da quale giorno leggo “L’enigma dell’abate nero”. Non è un volume indimenticabile, un giudizio definitivo però potrà essere dato solo dopo aver letto il finale che, probabilmente, non potrà essere particolarmente interessante essendo il primo atto di una trilogia. Resta però il fatto che Marcello Simoni scrive bene. Ha un’innata maestria, ma soprattutto un assoluto rispetto del contesto epocale nel quale è ambientata la storia. Per quello riesce a farti calare in un periodo storico completamente diverso da quello attuale.
Nell’ultima parte c’è una frase che mi ha fatto riflettere. La dice al nipote una persona di potere: “Stolto! A un uomo come me non è concesso avere amici. Soltanto alleati, e mai per lunghi periodi di tempo”. Parole che fanno pensare e solo questo potrebbe valere il prezzo di copertina, perché uno dei compiti di un libro deve essere proprio quello di provocarti emozioni e farti riflettere.
Pensare di non avere amici, ma solo alleati e mai per lungo tempo è un’ipotesi che fa rabbrividire. Però, a ben pensarci, è una situazione che vivono molte persone. E il pensiero corre, soprattutto, al mondo della politica e dell’economia, le persone che sono nei luoghi di comando. Stando così le cose quindi ci sono le condizioni per pensare che, tutto sommato, siano persone sole. Perché senza amici si è soli. Ma pare si tratti di un amaro calice che si deve bere se si vuole occupare un ruolo di primo piano nella società civile.
Situazione, del resto, che registriamo in continuazione. Il termine “maggioranza raccogliticcia” è forse la sintesi migliore. Il che, per dirla papale papale, il fine giustifica i mezzi. Il problema però è un altro: questa anomalia la registriamo un po’ tutti nel quotidiano. Tanto per essere chiari: stiamo parlando di ipocrisia o di egoismo. Sono uno dei mali della nostra società. Significa che guardiamo ai piccoli interessi personali anche nelle piccole cose.
Il tutto per interesse, ma anche per mancanza di onestà intellettuale che poi è la causa principale dell’esplosione della sindrome “mai nel mio giardino”, che tratta dell’allarmismo collettivo che porta al rifiuto di progetti che hanno qualsiasi legame con l’ambiente e il territorio in cui si risiede.
Questo post è stato letto 176 volte