Il settore potrà fare molto per la crescita, ma va rifondato
CESENA. Ancora poche settimane e diminuirà lo spazio che gli organi di informazione daranno al Covid. Anche se delle pandemia si continuerà a parlare, il dibattito si dovrebbe spostare (il condizionale è sempre obbligatorio) sul futuro dell’Italia. Di cose da dire ce ne sarebbero tante, perché sono un’infinità quelle da fare in quanto c’è un paese da rifondare. E non potrà essere fatto in pochissimo tempo. Serviranno diversi passaggi e più che la propaganda servirebbe il buonsenso. L’importante sarà partire bene e per farlo bisognerà dare slancio all’economia. La molla dovrebbe essere il Next Generation Eu. Dovrebbe portare una ripresa che potrà essere rafforzata solo dalle scelte di chi governa e pare inevitabile che per un certo numero di anni sia fondamentale attuare una politica keynesiana.
Ma anche l’edilizia residenziale potrà essere il motore della ripresa dell’economia post-Covid. Già prima della pandemia il settore delle costruzioni aveva pagato un prezzo enorme alle crisi economiche e finanziarie dei decenni scorsi e, in particolare, dalla recessione del 2008 aveva subito una flessione gravissima in tutti i comparti, stimata intorno al 30 per cento. Con un effetto indotto sull’intera economia del Paese: quello delle costruzioni è un mondo che vale l’8-9% del Pil nazionale e ha moltiplicatori più alti per la forte interrelazione con gli altri settori. Però bisognerà tenere presente che quello che stiamo attraversando è un cambiamento radicale di abitudini, stili di vita, modi di lavorare, produrre, spostarsi.
Quindi serviranno risposte e soluzioni per quella che viene chiamata la nuova normalità. Serve guardare oltre il dramma di questi mesi e riuscire ad immaginare e progettare la vita e l’economia di domani.
Che le prospettive stiano cambiando profondamente lo tocchiamo con mano anche a Cesena dove si è dovuta fare una mini rivoluzione urbanistica. Rivisti e parzialmente cancellati due quartieri (Europa e Novello) che erano i pilastri precedenti piani urbanistici. Scelte che non furono sbagliate. Quando vennero fatte erano all’avanguardia e rispondevano anche alle nuove richieste. Non si poteva però prevedere che sarebbe cambiato il mondo. Adesso soprattutto bisogna ripensare la città puntando sulla Forestazione Urbana, su nuovi modelli energetici, su un assetto urbanistico che rilanci il quartiere come luogo di vita dove qualunque servizio essenziale è raggiungibile in 15 minuti a piedi. Inoltre va tenuto presente che c’è una accelerazione nell’evoluzione della domanda di spazio di lavoro e di abitazione e la risposta sta nella rivoluzione Tech. Tutti temi che non potranno non essere gli elementi portanti del nuovo Piano regolatore o come accidenti si chiama.
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