Presidenzialismo sì o no

Tema da maneggiare con cura

CESENA. Come si poteva prevedere, in occasione dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica la politica non sta regalando uno spettacolo indimenticabile. E’ vero che la scelta dell’inquilino del Colle ha sempre previsto una lunga serie di trattative. Ma, alla luce delle emergenze che ci sono dentro e fuori dall’Italia, si poteva decidere tutto prima evitando quindi lo stallo al quale stiamo assistendo. E’ però altrettanto vero che è stato possibile fare poco o niente perché fino alla fine il centrodestra è stato tenuto in ostaggio dai pruriti di Berlusconi e dai suoi tentativi di raccattare i voti necessari per diventare presidente.

Adesso non è ancora chiaro come finirà. E non si capisce neppure quale sarà il destino del governo. Intanto però ci sono due convitati di pietra: la legge elettorale e il presidenzialismo. La prima sarà un tema di stretta attualità se la legislatura arriverà a scadenza naturale (febbraio 2023). Il secondo potrebbe essere uno dei temi principali della prossima campagna elettorale.

E’ inutile negarlo: in Italia cresce la voglia di presidenzialismo. Ed è facile immaginare che lo spettacolo offerto in questi giorni farà aumentare gli iscritti a questa lista. Ma attenzione, questo è un tema da maneggiare con cura. L’elezione diretta del presidente della Repubblica è “affascinante”, ma è altrettanto pericoloso. Soprattutto in un momento di estrema debolezza della politica. Non per la paura di una dittatura in quanto tutto fa credere che la riforma costituzionale conterrebbe i necessari contrappesi per evitare derive dittatoriali. 

Il problema principale è legato allo scarso livello della politica il cui crollo è direttamente proporzionale alla crescita dei social network. Il rischio è che venga premiato il populismo. Che non è sbagliato nella filosofia, ma come è declinato. Il populismo è un atteggiamento ed una prassi politica che mira a rappresentare il popolo e le grandi masse esaltandone valori, desideri, frustrazioni e sentimenti collettivi e popolari. Fin qui non c’è niente di male. La tutela delle classi popolari è fondamentale, quando però diventa demagogica rischia di provocare dei guasti. L’esempio più lampante è quello di 5Stelle. In un regime presidenzialista (o semipresidenzialista come è più logico) avrebbero vinto le ultime elezioni, ma portando al governo una banda di inesperti che rischierebbe di produrre effetti gravissimi per il paese. Ricordate il primo anno del governo Conte? Ecco, moltiplicatelo all’ennesima potenza. 

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.