RAVENNA. Vergine e madre, corpo fisico che dona la vita e corpo spirituale che accoglie il figlio di Dio.
Maria è uno dei più misteriosi e affascinanti enigmi della Cristianità: si staglia luminosa, pudica e silenziosa sullo sfondo della vita di Cristo, icona di amore e di fede, ma anche simbolo eterno di femminilità e di maternità. Unica, eppure uguale a ogni altra donna, ogni altra madre, ogni altro essere umano. Interrogatorio a Maria è un testo breve e intenso, corale e poetico, che Giovanni Testori scrive nel 1979 e che, nel centenario della sua nascita, Ravenna Festival riporta in scena in una veste del tutto nuova: da martedì 20 giugno fino a domenica 25 giugno, ogni sera alle 19.30, quel testo prenderà vita sotto gli splendori musivi della Basilica di San Vitale, intessuto della musica che il Festival stesso ha commissionato al giovane compositore Danilo Comitini (vincitore del Concorso internazionale “2 agosto” nel 2020). Dunque, in prima assoluta, versi e musica di Interrogatorio a Maria saranno affidati all’interpretazione di Daniela Pini, mezzosoprano protagonista, del Coro Ecce Novum diretto da Silvia Biasini e dall’Ensemble LaCorelli diretto da Jacopo Rivani.
Messo in scena per la prima volta, proprio nel 1979, dalla Compagnia dell’Arca nel Duomo di Brescia, il dialogo che percorre questa sorta di inquieto “oratorio” (che insieme a Conversazione con la morte e Factum compone la seconda trilogia testoriana) ha più volte spinto registi e interpreti alla ricerca di un accostamento musicale, che qui per la prima volta si sostanzia in una partitura che nasce proprio nutrendosi dei versi stessi, della tensione che unisce il coro, trepidante di ricevere conforto, di entrare nel mistero della vita e della morte, con la Madre, con Maria che si scopre «vestita già degli anni, di strazi e di dolori ricoperta», e rivendica la propria “normalità”, il proprio essere donna tra le donne, mortale tra i mortali.
Insomma, un “interrogatorio” che si dipana mantenendo la limpidezza di una lingua teatrale essenziale “piena di grazia” eppure potente, come solo Testori sapeva esprimere. E che in musica si articola tra la voce del mezzosoprano-Maria che trova sostegno e riverbero nel suono della tromba, scelta dal compositore per le «sfumature più umane, più concrete e terrene», e quelle del Coro, popolo che incalza, che chiede, pervaso dal timbro degli archi e dell’arpa. L’ensemble, infatti, si compone di violino (Nicolò Grassi), viola (Francesca Fogli), violoncello (Vanessa Sinigaglia), tromba (Matteo Fiumara), arpa (Ottavia Rinaldi) e percussioni (Gianmaria Tombari).
Che il dialogo si dipani negli spazi della Basilica di San Vitale non è certo un dettaglio: oltre alla suggestione delle pietre antiche e sacre, l’architettura riveste un ruolo importante nella gestazione della partitura, come spiega Comitini, che si è formato con Alessandro Solbiati e Ivan Fedele: «il gioco di riverberi della voce del Coro e di Maria presenti nella partitura è stato pensato immaginando proprio i riverberi e gli spazi di San Vitale» grazie ai quali mettere in atto una vera e propria spazializzazione del suono che ripercorra fisicamente i moti ascendenti e discendenti delle arcate melodiche.
Dal 4 al 9 luglio la Basilica di San Vitale accoglie l’altra sacra rappresentazione commissionata per questa XXXIV edizione di Ravenna Festival: per Stabant Matres di Paolo Marzocchi, il libretto di Guido Barbieri immagina che a Betlemme convengano quattro donne accanto a Maria (il soprano Valentina Coladonato), quelle che il Vangelo di Matteo indica nella genealogia di Gesù; donne che con Maria non condividono né tempo né spazio né l’appartenenza alla stirpe ebraica, ma come lei “madri” e segno di un’universale promessa d’amore.
Info e prevendite: 0544 249244 – www.ravennafestival.org
Biglietti: posto unico 20 Euro (ridotto 18); under 18: 5 Euro
Carnet Open (min. 4 spettacoli) -15% sul prezzo dei biglietti
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