Bisogna cercare in fretta soluzioni alternative a Macfrut. Che la principale fiera cesenate sia destinata a spostarsi ormai è certo. Se non ci saranno cambiamenti dell’ultima ora andrà a Bologna e sarà affianacata a “Sana”. La gestione resterà di Cesena fiera che non spenderà moltissimo per affittare gli spazi in quanto ci sono dei capannoni liberi.
Che Macfrut traslocasse lo si sapeva da anni. E’ da tempo che la fiera è in sofferenza, non a caso la data di realizzazione fu spostata da maggio a ottobre. Non si trattò di un capriccio, ma di una necessità. Come non è un caso che alcuni anni fa le aziende cesenati fecero un documento per chiedere di spostare la principale fiera cesenate. Il problema era e resta la dimensione. Macfrut, ormai da tempo, non è più internazionale. Non è un caso se aziende leader come Melinda, Ciquita e Bonduelle non vengono a Cesena. Mentre chi arriva dall’estero lo fa per vendere al mercato italiano. Invece, lo scopo principale di una fiera come Macfrut deve essere quello di valorizzare la nostra produzione all’estero richiamando, quindi, soprattutto acquirenti. Gli espositori esteri vanno bene, ma per fare massa critica.
Detto questo non si può nascondere che la partenza di Macfrut crei un problema legato all’indotto. Emergenza che, comunque, si può creare lo stesso se ci fosse stato (come molti sostengono) l’effetto avicola: un progressivo ridimensionamento della kermesse.
Per quanto riguarda l’indotto, a risentirne sarà soprattutto il sistema ricettivo e quello della ristorazione. Parliamo di circa quattro milioni di euro (10 mila persone che per tre giorni spendono attorno ai 150 euro al giorno) distribuiti fra Cesena e il territorio. E’ quindi necessario trovare qualcosa che garantisca una ricaduta simile. E questa è la parte debole del progetto. La progettualità non manca, ma fino ad ora non si è fatto niente. L’amministrazione comunale sapeva da anni (per lo meno da quando trattò con Rimini) che il trasloco di Macfrut sarebbe stato inevitabile e non si è presentata con una o più soluzioni alternative. Esatto, non è detto che l’alternativa debba essere solo una fiera. Piace, ad esempio, la proposta di spostare il Wine festival nei padiglioni di Pievesestina e di abbinarlo ad una sorta di salone del gusto romagnolo. Ma di soluzioni ce ne potrebbero essere altre. Non è detto che per raggiungere i numeri garantiti da Macfrut all’indotto non si debba passare da un combinato disposto fatto di una o più fiere e convegnistica. Cambiando i fattori il prodotto potrebbe restare lo stesso, ma per riuscirci serve progettare in fretta.
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