Sono un podista amatoriale e anche abbastanza lento. Non sono neppure alla moda. Non indosso capi firmati e non porto il Gps. Da alcuni anni ho un cronometro costato venti euro. Ha anche la funzione di cardiofrequenzimetro, ma l’ho utilizzata per un tempo limitatissimo. Preferisco ascoltare il mio fisico cercando di mantenere un margine di sicurezza rispetto ai miei limiti. Terminare cinque minuti prima o dopo non mi interessa. Insomma: il mio moto è quel “run for fun” che leggevo nelle maglie che (ai miei tempi) i liceali indossavano durante le ore di ginnastica.
Con questo spirito ho partecipato alla trentanovesima edizione delle corsa dei Gessi. Forse l’appuntamento podistico più importante di Cesena. Poco più di sedici chilometri con partenza e arrivo dall’Ippodromo.
Il meteo quest’anno era ideale. Una stupenda giornata di sole ha fatto da cornice alla manifestazione. Non caso dalla via Celincordia si ammirava un panorama stupendo: l’rizzonte era il mare.
Ero alla terza partecipazione. Mi sono veramente divertito. Proprio perché sono rimasto ligio ai miei dettami. Sono partito con quattro amici. Ma mi sono staccato dopo un chilometro circa, in via Canonico Lugaresi. In quel momento il serpentone era ancora al completo e il fascino era inimitabile. Perso il contatto con gli amici, sono stato raggiunto da un altro amico col quale abbiano giocato a calcetto per tanti anni. E’ sempre un piacere rivedersi e parlare di calcio. Lui, ingterista doc, era imbufalito con Mazzarri, l’allenatore dei neroazzurri. Non abbiamo parlato solo lungo la diavolessa. Lì bisogna risparmiare il fiato. Poi, ai piedi della salita dei Gessi grandi se ne è andato. Devo dire che in quella salita è tornato a far capolino un po’ del mio vecchio agonismo. Volevo percorrerla in otto minuti e mezzo, non ci sono riuscito per pochissimo: quindici secondi.
Nel frattempo viaggiavo al mio ritmo preferito, poco meno di sei minuti al chilometro (poco oltre i 10 all’ora) mi sono affiancato a un gruppo di riminesi che erano arrivati a Cesena in pullman. Abbiamo parlato di podismo e delle loro puntate domenicali.
Poi lo strappetto della basilica del Monte. Anche lì è tornato l’agonismo, ma non ho centrato l’obiettivo che mi ero imposto. Quindi la discesa, con l’obiettivo di evitare di lasciare andare le gambe per non essere troppo veloci e rischiare il tilt. Poco dopo il giardino pubblico mi sono affiancato ad un ragazzo cesenate che non conoscevo e che, probabilmente, non vedrò più (se non di sfuggita). Abbiamo deciso di arrivare assieme adeguandosi l’uno al ritmo dell’altro. Non solo non abbiamo cercato di staccarci, ma non siamo neppure entrati in competizione con un altro gruppo di runners che forse ne avevano meno di noi.
Ho terminato in un’ora e 32 minuti. Un tempo tutto sommato dignitoso, ma quello mi importa poco o niente. Cio che conta veramente è che ho passato una stupenda mattinata durante la quale ho conosciuto persone nuove. Poi ho fatto la doccia e pranzato. Alla fine era quasi come se non avessi corso. Nessun mal di gambe. Il che significa che avevo rispettato la filosofia del run for fun e non avevo stressato il fisico e, soprattutto, la mente.
Non sono mai stato un fan sfegatato di Nerio Alessandri, fondatore e patron di Technogym, ma devo dire che ha un mare di ragione quando spinge e promuove la filosofia del wellness.
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