Aiuta i ricchi. Lo sostiene anche Repubblica
Se 150 economisti italiani contestano l’attuale sistema fiscale giudicandolo iniquo qualcosa che non va ci dovrà pur essere. Il dato è contenuto nell’ultimo numero del podcast Soldi pubblicato su repubblica.it. Il titolo parla da solo: tassare i ricchi. Al podcast ha collaborato anche Rosaria Amato, giornalista economica di Affari e Finanza.
Che la diseguaglianza sia in continuo aumento è sotto gli occhi di tutti. Ma in pochi pensavano che i numeri fossero così drammatici come quelli elencati nel servizio, A livello mondiale l’1,1 per cento di persone (poco meno di 60 milioni di persone) detiene oltre il 46 per cento della ricchezza globale, mentre 2,8 miliardi di persone se ne “spartiscono” l’1,2.
Il problema di fondo è che i sistemi fiscali non sono progressivi, ma regressivi. Il che significa che l’aliquota è inversamente proporzionale al reddito. In tal senso è stato citato il caso italiano dove la progressività esiste fino ai 50 mila euro poi non ci sono più aliquote e per il cinque per cento dei contribuenti il sistema diventa regressivo. Ed è qui che si inserisce il documento dei 150 economisti che chiede un riequilibrio.
Perché così non si può proseguire. Se a pagare devono essere sempre i soliti noti la situazione rischia di diventare esplosiva. Anche perché si sta creando un cocktail esplosivo. Da una parte i soliti noti sono in continua diminuzione e dall’altra le casse dello Stato hanno sempre più bisogno di iniezioni. Anche perché una crescita che oscilla attorno all’un per cento (quando va bene) non aiuta.
E’ per questo che le ricette che l’attuale ricetta non solo non è più adeguata, ma non deve essere corretta, ma stravolta. Con gli aggiustamenti non si va da nessuna parte. Serve avere la forza (e la capacità) di resettare. Fare qualcosa di completamente diverso per creare uno Stato moderno in grado di garantire più equità nei sistemi impositivi. Ma anche e soprattutto più sostenibilità alle finanze pubbliche che quindi possano garantire le risorse per supportare politiche di cambiamenti climatici, finanziare investimenti nella transizione ecologica. Ma, in particolare, per supportare la spesa per i beni pubblici essenziali come sanità e istruzione e per il contrasto alla vulnerabilità e alla esclusione sociale.
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