Mi auguro che si possa correggere una scelta che danneggia profondamente l'offerta di informazione della democrazia - è l'appello di Cuperlo - anche perché temo che di fronte ad una pur legittima volontà di ristrutturazione del Governo ci si sia comportati come un elefante in una cristalleria
(dal Corriere Romagna del 19 gennaio 2015)
«La varietà dell’ offerta informativa è una risorsa democratica indispensabile per tutti»
Senza un intervento correttivo del Parlamento, la conferma dei tagli al fondo per i contributi pubblici all’editoria cooperativa e non profit entro breve metterà a rischio testate, giornalisti e poligrafici che dal 1990 ad oggi hanno reso più ampia e pluralista l’offerta di informazione in Italia.
«Mi auguro che si possa correggere una scelta che danneggia profondamente l’offerta di informazione della democrazia – è l’appello di Cuperlo – anche perché temo che di fronte ad una pur legittima volontà di ristrutturazione del Governo ci si sia comportati come un elefante in una cristalleria».
Dicono che l’informazione può fare a meno di queste testate fondate da giornalisti e da poligrafici riuniti all’interno di cooperative vere.
«Il contrario. Parliamo di testate come il Manifesto, nato nel 1970, che ha fatto delle idee, anche quelle più controcorrente, la sua ragione di essere; di un gruppo di testate locali che ormai da 20-25 anni hanno rafforzato l’immagine di territori che hanno conquistato un ruolo di rilievo sul piano economico, sociale e politico. Un conto è volere la riforma dell’editoria, altro affondare queste esperienze».
«Mi auguro che si possa correggere una scelta che danneggia profondamente l’offerta di informazione della democrazia – è l’appello di Cuperlo – anche perché temo che di fronte ad una pur legittima volontà di ristrutturazione del Governo ci si sia comportati come un elefante in una cristalleria».
Dicono che l’informazione può fare a meno di queste testate fondate da giornalisti e da poligrafici riuniti all’interno di cooperative vere.
«Il contrario. Parliamo di testate come il Manifesto, nato nel 1970, che ha fatto delle idee, anche quelle più controcorrente, la sua ragione di essere; di un gruppo di testate locali che ormai da 20-25 anni hanno rafforzato l’immagine di territori che hanno conquistato un ruolo di rilievo sul piano economico, sociale e politico. Un conto è volere la riforma dell’editoria, altro affondare queste esperienze».
Esiste sul web lo spazio per assorbire anche queste esperienze cartacee?
«Il discorso è complesso. Tutti coloro che si muovono nel campo dell’informazione, e per primo chi rappresenta la politica, devono incoraggiare nuove forme di comunicazione mediatiche nate con internet. Si è molto ampliata la platea di chi interagisce con facebook, twitter in comunità piccole e grandi e la voglia di raccontarsi è occasione straordinaria. Non siamo come nell’era Gutenberg che con la stampa diffuse un testo fondamentale come la Bibbia, ma alla nascita di un nuovo linguaggio. Così come divenne un libro di straordinaria diffusione il Don Chisciotte, oggi dobbiamo attenderci un nuovo racconto nato dalla Rete capace di diventare un punto di riferimento per milioni di nuovi lettori sul web».
Allora per la comunicazione on line non devono esserci regole.
«No, sono necessarie, a partire dalla privacy e dai linguaggi non violenti, ma in base alla personale esperienza sul mio blog e ai miei numerosi contatti in rete direi che non vi deve essere censura e che, soprattutto, ogni produttore di messaggi e contenuti su internet deve esprimere con intelligenza le sue passioni, senza forzature. La rete è immensa, ma siamo solo all’inizio di una rivoluzione dei contenuti».
«Il discorso è complesso. Tutti coloro che si muovono nel campo dell’informazione, e per primo chi rappresenta la politica, devono incoraggiare nuove forme di comunicazione mediatiche nate con internet. Si è molto ampliata la platea di chi interagisce con facebook, twitter in comunità piccole e grandi e la voglia di raccontarsi è occasione straordinaria. Non siamo come nell’era Gutenberg che con la stampa diffuse un testo fondamentale come la Bibbia, ma alla nascita di un nuovo linguaggio. Così come divenne un libro di straordinaria diffusione il Don Chisciotte, oggi dobbiamo attenderci un nuovo racconto nato dalla Rete capace di diventare un punto di riferimento per milioni di nuovi lettori sul web».
Allora per la comunicazione on line non devono esserci regole.
«No, sono necessarie, a partire dalla privacy e dai linguaggi non violenti, ma in base alla personale esperienza sul mio blog e ai miei numerosi contatti in rete direi che non vi deve essere censura e che, soprattutto, ogni produttore di messaggi e contenuti su internet deve esprimere con intelligenza le sue passioni, senza forzature. La rete è immensa, ma siamo solo all’inizio di una rivoluzione dei contenuti».
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