14 Giugno 2025
Cazzullo-Ovadia

CERVIA. Quest’anno il percorso del Trebbo in musica, la rassegna che Ravenna Festival dedica a Cervia-Milano Marittima per intrecciare note e narrazioni nel solco della tradizione romagnola di dialogo e condivisione del trébb, si apre con una delle più grande storie mai raccontate.

Sbato 14 giugno, alle 21.30 all’Arena dello Stadio dei Pini, Il romanzo della Bibbia vede Aldo Cazzullo e Moni Ovadia trasformarsi in investigatori per tracciare le origini della nostra cultura e ripercorrere le vicende di uomini e donne vissuti sotto lo sguardo di Dio – dalla Creazione e Adamo ed Eva all’Arca di Noè, da Abramo alla profezia di Isaia che preannuncia il Messia… Letture, canti e riflessioni avvolti in musiche di tutti i tempi – dal repertorio sacro al contemporaneo, con Michele Gazich al violino, viola e pianoforte – e illustrati dai video di Elisa Savi e i disegni sulla sabbia di Gabriella Compagnone. L’appuntamento è reso possibile dal sostegno di Gruppo Hera; la rassegna Il Trebbo in musica è organizzata in collaborazione con il Comune di Cervia e il contributo della Cooperativa Bagnini.

“La Bibbia è più che mai attuale – sottolinea Aldo Cazzullo, che ne ha tratto il best seller Il Dio dei nostri padri (HarperCollins Italia 2024) – vi si trovano le radici della guerra che si sta combattendo in Medio Oriente, ma anche tanto amore. Quando Gesù raccomanda ‘ama il prossimo tuo come te stesso’ e quando ci invita ad amare i nostri nemici rende più radicale, quindi più forte, un passo della legge di Mosè che dice ‘Se incontri il tuo nemico, il cui asino è stramazzato sotto il peso, non andartene ma aiutalo a rialzare il suo asino’(…). Del resto, la Bibbia ha un triplice livello di lettura. Per chi ha il dono della fede è un testo sacro, fondamentale per l’Ebraismo, per il Cristianesimo e perfino per l’Islam (non a caso la donna più citata nel Corano è Maria). Inoltre, costituisce una radice per tutta la cultura dell’Occidente. E, non ultimo, è un capolavoro letterario.”

Ma la Bibbia, suggerisce invece Moni Ovadia, è anche un libro che…canta: “La musica è l’arte propria della Bibbia, l’unica consentita. La religione ebraica vieta la creazione di immagini o figurazioni di Dio, quindi da sempre nel canto si esprime il senso più profondo della lode”. Per questo lo spettacolo è anche un itinerario fra canti e preghiere. “Ho scelto brani che attraversano il tempo, i secoli, le culture – continua Ovadia – come alcuni canti liturgici o paraliturgici, già a partire da un Padre Nostro nella versione originaria ebraica, Avinu Malkeinu, ovvero ‘Nostro Padre, Nostro Re’, che poi Paolo trasportò nel mondo cristiano. Poi il salmo 22 di Davide, uno dei più amati, Il Signore è il mio pastore, di cui canterò una versione primigenia. Ma sconfinerò anche in altri generi”. Il viaggio musicale include infatti spirituals della tradizione protestante e in particolare afroamericana, “Dal tuo stellato soglio” dal Mosè in Egitto di Gioacchino Rossini, l’Hallelujah di Leonard Cohen e persino Alla fiera dell’Est di Branduardi, che per risonanze deriva dal Chad Gadya della Pasqua ebraica.

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