
di Fabrizio Marcheselli
Scrittrice di fama da ormai vent’anni, Tea Ranno ha deciso di raccontare se stessa nel nuovo libro “Avevo un fuoco dentro”, edito da Mondadori, e lo ha presentato nel parco del centro diurno La Meridiana di Cesena, a conclusione della rassegna letteraria “Oltre il Giardino” promossa dal Dipartimento Salute mentale e Dipendenze patologiche Forlì-Cesena di Ausl Romagna, con la partnership della cooperativa sociale Il Mandorlo e il patrocinio di Regione Emilia Romagna, Comune di Cesena e quartiere Cervese Sud.
Sembra un paradosso, ma non lo è affatto, che quest’ultimo volume, nettamente il più personale di tutta la produzione dell’autrice siculo-romana, sia quello rivolto più agli altri, per dare un messaggio di attenzione, prevenzione, cura e speranza alle donne affette da endometriosi, tre milioni in Italia. Speranza che si evince anche dalla scelta della forma del romanzo, per un memoir davvero originale e potente.

Il fuoco del titolo è al singolare, ma le fiamme sono molteplici: fisiche per i dolori persistenti dovuti all’endometriosi, malattia cronica che nel caso di Tea Ranno è sfociata in un’infezione partita dall’utero e arrivata a infuocarle intestino, fegato e polmoni; psicologiche per non essere stata creduta e capita sin da adolescente; dell’anima per non aver potuto condividere gioie naturali della maggioranza delle donne; della scrittura, unica fiamma salvifica per aver trasformato in sfogo, creatività e altruismo la rabbia covata troppo a lungo.
Il responsabile de La Meridiana Gianluca Farfaneti ha rimarcato la vocazione del centro diurno “a fare riabilitazione, cultura e dialogo con un libro che parla soprattutto di sofferenza psicologica” e ha introdotto gli interventi di Laura Letizia, psicoterapeuta del Servizio dipendenze patologiche di Forlì, e Annalisa Frassineti, presidente di Ape – Associazione progetto endometriosi, entrambe conoscitrici profonde della malattia.

“L’Ape è nata nel 2005 per dar voce al dolore di tante ragazze e donne – ha detto la presidente – perché non si sentano sole. Le supportiamo anche per ridurre il rischio di diagnosi tardiva, ora da 7 a 10 anni. Una donna su dieci in Italia è affetta da endometriosi, che colpisce più del diabete. Tea ne soffre da quando era ragazzina: non era debole, ma malata, e non veniva creduta. Il suo libro è per chi si sente incompresa. Lo ha concepito su un letto di ospedale”.
“Chi manifestava i sintomi – ha testimoniato Ranno – veniva ritenuta pazza. Negli anni ’70, quando mi sono iniziate le mestruazioni insieme ai dolori, non si riusciva a sapere niente della malattia. Ricordo le parole del chirurgo a mia mamma dopo l’operazione: ma come avete fatto a ridurre così una ragazza?! Ero sempre stanchissima, avevo male in tanti punti e vestivo di nero per nascondere le abbondanti perdite di sangue. Ogni sussulto era una coltellata e avevo la nebbia nel cervello, uno degli effetti collaterali conclamati. Poi, tramite una fecondazione assistita con bombe ormonali, ho avuto due gemelle. Con questo libro mi sono esposta, affinché nessuna donna arrivi al mio stesso punto nella malattia. In menopausa sto benissimo”.
“L’endometriosi è la borsetta scomoda che ci portiamo dietro, un lutto per la femminilità. È molto democratica, ma diversa caso per caso e per questo subdola”, ha aggiunto Letizia. Non essendoci una cura, si può almeno cercare di ridurre il ritardo diagnostico con un’informazione corretta a partire dalle madri e dai padri.
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