Un nuovo modello turistico per la Riviera romagnola? La domanda è sempre più ricorrente. Più che di nuovo modello forse è il caso di parlare di adeguamenti costanti che sono necessari per soddisfare una richiesta turistica che cambia in continuazione.
Si parla molto di integrazione fra Riviera ed entroterra. È un falso problema. Premesso che una proposta complessiva servirebbe, ma dovrebbe essere rivolta ad un altro tipo di turista. Quello che si sposta tutto l’anno, in particolare nei fine settimana, e rivolge le sue attenzioni alla cultura e all’enogastronomia.
Il turista che d’estate frequenta la Riviera ha esigenze diverse. Puntate nell’entroterra le fa, ma in misura molto sporadica. A quel turista invece la Riviera deve dare qualcosa di più di sole, spiaggia e mare. Innanzitutto tutto serve la tranquillità. Questo non vuol dire che si debba creare una Riviera dormitorio. Ma neppure un territorio fracassone dove la trasgressione sia la parola d’ordine. Purtroppo quella fu la caratteristica principale del divertimentificio nato alla fine degli anni Ottanta.
Il divertimentificio fu e resta una giusta intuizione. Ma deve essere declinato nel modo giusto. Pur senza demonizzare niente e nessuno, gli eccessi lasciamoli a quella parte di Ibiza dove si concentrano le discoteche. Noi dobbiamo rivolgerci alle famiglie perciò il nostro modello va migliorato, non stravolto. Non servono ulteriori investimenti milionari per nuove infrastrutture del divertimento. Serve, invece, potenziare l’intrattenimento. Sia per quanto riguarda le offerte per i più piccoli che per le animazioni nelle piazze. In questo caso va da se che servono soluzioni non fracassone e che terminano attorno a mezzanotte.
Va detto che non partiamo dall’anno zero. Anzi, molto si sta già facendo. Ma non è ancora sufficiente. Ci sono ancora troppi punti vuoti per fare diventare la Riviera romagnola un enorme villaggio turistico. Ecco, è questo il messaggio che dovrebbe passare che poi dovrebbe diventare il nostro manifesto. Il traguardo è lì, a due passi. Per centrarlo serve un ulteriore sforzo, in due direzioni. Maggiore integrazione fra pubblico e privato e una maggiore visione complessiva. Nonostante gli sforzi di vari enti, sono ancora molti i territori che faticano ad avere una visione (quindi un programmazione) che vada oltre i propri confini. Invece sfruttando le sinergie si potrebbe dare di più ottimizzando i costi.
(foto di Fabio Blaco)
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