Il ruolo delle organizzazioni di rappresentanza è in discussione da parecchi anni. L’opinione pubblica e la “politica” hanno chiesto spesso un nuovo orizzonte. Anche la nostra base sociale, i dirigenti e i soci delle cooperative, ci chiedevano di interpretare nuove missioni, oppure di interpretare al meglio la nostra missione originaria per difendere e sostenere l’agricoltura e l’agroalimentare italiano.
Usciamo dalle ambiguità. Il 60% delle partite Iva agricole sono dedicate all’autoconsumo o a uno scambio commerciale da sussistenza. Meno di un quinto delle aziende agricole (il 17%) possono dire di svolgere una vera attività imprenditoriale sul mercato. Questa “agricoltura biforcuta” impone scelte concrete, per evitare che la percezione di un settore in salute si scontri inesorabilmente con la cruda realtà del segno meno.
Scelte che si impongono soprattutto ai soggetti che si confrontano sul mercato e devono tutelare posti di lavoro e patrimoni. Come le nostre cooperative, le cui basi sociali riflettono in molti casi la fotografia sopra riportata. L’apertura della campagna delle assemblee congressuali di Legacoop Agroalimentare sarà l’occasione per poter affrontare questo tema con realismo e un pizzico di immaginazione. Ci sono energie che possono essere incanalate verso un nuovo percorso di sviluppo della cooperazione nella fase produttiva, di trasformazione e con nuove forme organizzate per stare meglio sul mercato. È un percorso non privo di ostacoli e con parecchie difficoltà, ma è un percorso che i cooperatori sapranno percorrere senza ripensamenti, se avranno come obiettivo concreto quello di essere protagonisti di grandi innovazioni per le cooperative e per i loro soci.
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