Dedicò la sua vita agli orfani e ai bisognosi
Scultura dell’artista Michael Alfano, 2007 Bronze, Provincial House, Hamden, CT, USA
“Nel possedere Gesù possediamo tutto il mondo: godiamo in Lui di tutti i beni delle altre creature, e con tanto più vantaggio, poiché, possedendoli in Dio, li possediamo esenti da incostanze, da inquietudini ed altre miserie, che accompagnano sempre i beni di questo mondo”.
(Clelia Merloni)
Precedendo di pochissimi giorni l’Unità d’Italia, Clelia Merloni nacque a Forlì il 10 marzo 1861, figlia di Teresa Brandinelli, nativa di San Cristoforo di Borghi, e Gioacchino Merloni, originario di Cusercoli. Fu battezzata lo stesso giorno della nascita nella Cattedrale forlivese.
Per via del lavoro del padre Gioacchino, la famiglia Merloni era costretta a continui trasferimenti da un luogo all’altro. Teresa, madre di Clelia, morì il 2 luglio 1864, lasciando la piccola di soli tre anni alle cure del padre e della nonna materna.
Il 9 luglio 1866, a Sanremo, Gioacchino Merloni, divenuto nel frattempo un ricco industriale, sposò in seconde nozze Maria Giovanna Boeri, donna assai premurosa, che circondò di cure amorevoli la figliastra.
Clelia ricevette una formazione che rispecchiava quella di tante famiglie borghesi del tempo: le femmine dovevano essere educate per diventare brave padrone di casa, capaci di tenere un salotto all’altezza della buona società.
Nonostante fosse di costituzione fragile e cagionevole di salute, sin da bambina si dimostrò dotata di grande cuore e intelligenza, con un carattere volubile ma energico al tempo stesso.
Sia pur per pochi mesi, frequentò l’Istituto delle Figlie di Nostra Signora della Purificazione a Savona, dove imparò l’arte del ricamo in oro e studiò francese e pianoforte.
Lo Stato Pontificio aveva rappresentato un grosso ostacolo per l’Unità d’Italia, per cui i suoi fautori furono anche ferventi anticlericali. Tra di loro vi era Gioacchino Merloni. Convinta che, abbracciando la vocazione, avrebbe ottenuto il riavvicinamento alla religione del padre, Clelia prese la via del convento. Il 14 agosto 1892, entrò nella Congregazione delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza, fondata da don Luigi Guanella.
Alla fine del 1893 si ammalò gravemente di tubercolosi. Quando il medico che l’aveva in cura già aveva raccomandato di prepararla al trapasso, Clelia fece la solenne promessa, che se fosse sopravvissuta alla malattia, avrebbe fondato un’opera per onorare il Sacro Cuore di Gesù. Fatto sta che, dopo una settimana, la Merloni era completamente guarita.
Non passarono molti mesi dalla prodigiosa guarigione che a Clelia apparve in sogno la città di Viareggio, che peraltro non aveva mai visitato. il 24 aprile 1894 decise di mettersi in viaggio, accompagnata dall’amica Elisa Pederzini. A loro si unì Giuseppina D’Ingenheim. Giunte alla stazione di Viareggio, le tre si fermarono a pregare presso la Chiesa della Madonna del Carmine, da lì raggiunsero la Chiesa di San Francesco (oggi Chiesa di Sant’Antonio) in cui vennero calorosamente accolte dai Frati Minori.
Il 30 maggio 1894, padre Serafino Bigongiari inaugurò l’Istituto presentando Clelia, Elisa e Giuseppina a un “folto stuolo di fedeli” come le prime tre Apostole del Sacro Cuore di Gesù.
In occasione del centenario della fondazione, sull’edificio che ospitò la prima comunità e, subito dopo, la prima piccola scuola, fu collocata una lapide con scritte queste parole: “In questa casa – il 30 maggio 1894 – la serva di Dio Madre Clelia Merloni fondava l’Istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù. – Nel giorno centenario – Addì 30 maggio 1994”.
In breve, grazie agli aiuti economici ricevuti dal padre, Clelia riuscì a sviluppare l’opera di carità in più palazzi della stessa città, ove vennero accolti fanciulli, bisognosi e anziani. Inoltre le suore si dedicarono all’insegnamento del catechismo ai fanciulli. La congregazione divenne numerosa e si moltiplicarono le opere di carità anche al di fuori della città di Viareggio.
La notizia della malattia del padre colpì inaspettatamente Clelia, come pure la manifestazione della grazia tanto agognata, ovvero la conversione di Gioacchino Merloni, pochi mesi prima della sua morte.
Purtroppo, dopo la scomparsa del padre, a causa della pessima gestione finanziaria dei beni da parte di un amministratore inetto, le Apostole furono costrette ad abbandonare Viareggio.
La congregazione però non si estinse grazie all’aiuto di monsignor Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza. Le opere di carità ebbero nuovo impulso e si estesero anche al di fuori dell’Italia, sia nell’America del Sud (Brasile: San Paolo e Paranà) sia negli Stati Uniti D’America. L’instancabile attività delle Apostole portò all’apertura di scuole di ogni ordine e grado, università, educandati, ospedali, ricoveri.
Nel 1916 Clelia Merloni lasciò l’Istituto per rientrarvi solo nel 1928, senza però ricoprire alcun ruolo di responsabilità all’interno dell’opera che lei stessa aveva fondato. Stanca e malata, si spense a Roma all’età di 69 anni, il 21 novembre 1930, lasciando una ricca eredità alle sue figlie spirituali. Tuttora è in corso il processo di canonizzazione della grande religiosa forlivese.
A Forlì, l’Istituto delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù aprì la Scuola Materna in un vecchio edificio donato nel 1948 da Luigia Merloni, cugina della Madre Fondatrice. La casa che si trovava in corso Diaz, all’altezza dell’attuale numero 103, era fatiscente e perciò venne abbattuta. Al suo posto fu costruito l’odierno edificio, secondo le allora recenti norme riguardanti l’edilizia scolastica, e nell’ottobre del 1960 si riaprì la Scuola Materna con più sezioni. Subito la “Clelia Merloni”, secondo dati provenienti da documentazione d’archivio, raggiunse le 150 iscrizioni. Sempre nel 1960 venne avviata la Scuola Elementare, frequentata da numerosi alunni, con cinque classi nei primi anni che divennero ben presto dieci. Dal 1992 però, a causa del calo di natalità, le classi si sono ridotte nuovamente a cinque. Ancora oggi la Scuola per l’Infanzia e la Scuola Primaria “Clelia Merloni” sono tenute dalle Suore Apostole del Sacro Cuore di Gesù.
CON IL NASO ALL’INSÙ di Marco Viroli e Gabriele Zelli
Al numero 44 di via Carlo Matteucci a Forlì, una lapide ricorda che in questo edificio, nel 1861, nacque Clelia Merloni:
IN QUESTA CASA / IL 10 MARZO 1861 / NACQUE / MADRE CLELIA MERLONI / FONDATRICE DELLE SUORE / “APOSTOLE DEL SACRO CUORE DI GESÙ”
Questo post è stato letto 244 volte