La notizia della vittoria dell’esercito inglese su Napoleone a Waterloo arrivò a Londra oltre una settimana dopo la battaglia. Il finanziere Rotschild, grazie al suo servizio privato di piccioni viaggiatori, ebbe la notizia in anticipo e riuscì a operare lucrose speculazioni in Borsa. I tempi più diluiti del flusso delle informazioni nelle epoche passate potevano dar luogo a questi e altri inconvenienti, ma mettevano almeno al riparo dagli effetti dirompenti di notizie incomplete e commenti affrettati che si sono visti in particolare nelle ultime settimane. La tragica sparatoria nel centro commerciale di Monaco si è rivelata un caso da manuale. La mattanza ad opera di un giovane tedesco di origine iraniana è stata immediatamente ricondotta a una supposta matrice islamica, generando commenti roventi che non di rado hanno assunto toni razzisti. Poche ore dopo, la realtà ha assunto toni ben diversi, riconducendo il fatto al gesto di uno squilibrato, oltre tutto irretito dall’esempio del fanatico xenofobo autore del massacro di Utoya. Il canovaccio rischia di ripetersi ancora, seminando corpose dosi di odio nell’opinione pubblica, come se non bastassero gli effetti dei ripetuti eccidi degli emissari dell’Is. Qualcuno è giunto a invocare una sorta di censura. Basterebbe una presa di coscienza più attenta nel mondo dell’informazione. Un commentatore tedesco ha notato impietosamente che l’atto di un altro squilibrato – il profugo che ha colpito con un’ascia alcuni passeggeri di un treno – ha ottenuto ben più attenzione e risalto sulla stampa in Italia piuttosto che in Germania.
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