Le cooperative sociali chiedono un’inversione di rotta

Auspichiamo un’inversione di rotta radicale per quanto concerne le politiche di Welfare. È necessario che il Governo che guiderà l’Italia per i prossimi anni metta tra i primi posti della propria agenda interventi concreti ed efficaci nel campo delle politiche sociali»: a scriverlo sono Enrica Mancini, Laura Pondini e Giancarlo Turchi, responsabili delle cooperative sociali di Legacoop, Agci e Confcooperative di Forlì-Cesena, rivolgendosi ai candidati del territorio a un posto da parlamentare. No all’innalzamento dell’Iva per le coop sociali, valorizzazione del lavoro sociale, adeguati finanziamenti dei Fondi, abolizione dell’Irap per le coop sociali: queste le richieste principali delle tre centrali.
«Veniamo da anni in cui le risorse economiche per il sociale sono diminuite nell’ordine dell’80%, tra azzeramento del Fondo per la Non Autosufficienza, tagli al Fondo per le politiche sociali e ai fondi a vario titolo afferenti al tema. È erroneamente prevalsa la considerazione che il welfare sia solo un costo e non un motore di sviluppo economico e tenuta sociale. In un Paese civile il welfare non può essere visto come un lusso», affermano.
Le centrali cooperative chiedono il riconoscimento e la valorizzazione del lavoro sociale, «che è una fetta significativa dell’occupazione del nostro Paese e non può essere lasciato solo a forme del tutto “destrutturate” e di auto-organizzazione delle famiglie». Una misura concreta in tal senso potrebbe arrivare dalla eliminazione o ulteriore riduzione dell’Irap per la cooperazione sociale. «La spesa sociale va certamente qualificata – scrivono – intervenendo su sprechi e inefficienze, ma non la si può colpire in maniera indistinta e lineare come è stato fatto in questi anni. Le politiche di austerità non possono continuare sulla pelle delle fasce più deboli della popolazione, come anziani, bambini, persone non autosufficienti e con disabilità».
Altri due punti riguardano il superamento della logica degli appalti al massimo ribasso e il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga. «I tempi di pagamento vanno ridotti e resi certi, per consentire anche alle cooperative sociali di poter continuare ad operare senza essere schiacciate dal peso di oneri finanziari ormai non più sostenibili».
Un nodo cruciale è l’aumento dell’IVA per le coop sociali dal 4% al 10% che scatterà nel 2014. «Riteniamo  imprescindibile che venga cancellato; diversamente si darebbe un colpo letale al settore,  facendone ricadere i costi sulle fasce maggiormente bisognose. Occorre da subito un impegno celere e concreto, anche in sede europea, per scongiurare che questa scellerata spada di Damocle si abbatta sul comparto con esiti funesti».
«Le esternalizzazioni al privato sociale, tra cui le cooperative sociali, in campo socio-assistenziale e socio-sanitario qualificano il sistema e contribuiscono a migliorare l’offerta dei servizi e vanno quindi viste come occasione di rafforzamento e dunque incentivate, non cedendo ad anacronistiche e non più praticabili scelte di reinternalizzazioni dei servizi. Sul versante della cooperazione sociale di tipo B, infine, occorre ricordare che gli inserimenti lavorativi di soggetti svantaggiati fanno bene al mercato e non sono in contrasto con questo, poichè creano occupazione, inclusione e riscatto sociale per le persone in maggiore difficoltà».

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