Questa tornata elettorale ci consegna un Paese spaccato in tre e la quasi certezza di tornare a votare in tempi brevi. Come legge Legacoop questa condizione?
Purtroppo è il risultato di una degenerazione sviluppatasi durante la cosiddetta “Seconda Repubblica”. A mio parere abbiamo assistito a una progressiva “istituzionalizzazione” dei partiti, che ha provocato una confusione di ruoli tra politica e istituzioni.
Cosa intende dire?
Intendo dire che i partiti hanno cominciato a comportarsi e considerarsi come se fossero essi stessi le istituzioni. I partiti hanno smesso di essere portatori di idee. Hanno smesso di interpretare gli umori della gente e di rappresentarne gli interessi. Si sono trasformati in strutture autoreferenziali e si sono identificati nelle istituzioni. Hanno finito per tutelare se stessi contro gli interessi della gente. Questo almeno è ciò che è apparso ed appare.
Mi fa un esempio?
L’esempio più diretto l’abbiamo con la politica fiscale. Tutti sappiamo che il grande debito pubblico è provocato dagli apparati pubblici, quindi dalla spesa pubblica. Ma mentre si aumenta la pressione fiscale sui cittadini che producono, nessuno propone vere politiche di contenimento e di riduzione della spesa, che si mangia l’introito fiscale. Credo che sia questo il punto di tutta la questione. Il punto di rottura sociale e la ragione di fondo per cui il 50% degli elettori italiani non si è sentito rappresentato dai partiti tradizionali. Così che un 25% è rimasto a casa propria e un 25% ha votato Grillo.
Il Governo Monti non ha dato risposte?
Monti? È un personaggio opaco, espressione del mondo che detiene il debito sovrano dell’Italia. Monti ha aumentato la pressione fiscale a dismisura, senza toccare il vero nodo del Paese, che è la riduzione, anche violenta, del costo del sistema pubblico e la nascita di una vera sussidiarietà. E lasciamo perdere lo spread: il deficit è aumentato ancora.
Ma le cooperative in sostanza cosa chiedono?
Le cooperative, così come il mondo dell’impresa in generale, chiedono poche cose: 1) abbattimento immediato della pressione fiscale 2) una politica di abbattimento della spesa pubblica che sia certa e definita nei tempi 3) investimenti pubblici in attività produttive e l’investimento finanziario di tutto ciò che è risparmiabile dall’abbattimento della spesa pubblica 4) taglio radicale dei vincoli burocratici che sia verificabile da parte degli utenti. Direi che per cominciare può bastare.
Ce l’ha anche lei con gli impiegati pubblici come Brunetta?
Assolutamente no. Ma se le imprese private, che producono reddito, ricchezza e quindi gettito fiscale, sono in difficoltà e sono costrette a decimare i loro posti di lavoro non si capisce per quale ragione debba rimanere del tutto integro quell’apparato pubblico che paghiamo con le nostre tasse. Non è socialmente giusto. E comunque di questo passo arriveremo inevitabilmente alla rottura del sistema. Quindi è meglio prevenire.
Il problema è il costo della politica?
Non sono fra quelli che demonizzano la politica. Ritengo che la politica sia un costo solo quando è inutile. Le oscenità a cui ci hanno costretti ad assistere certi politici sono solo fatti criminali. Semmai la politica diventa un costo quando del tutto acriticamente difende quegli apparati pubblici a cui facevo riferimento prima contro gli interessi dei cittadini.
Ma a parte i punti citati prima, cosa dovrebbe fare la politica per essere credibile?
Deve produrre idee, non assorbirle. Ad esempio, studiamo quello che ha già fatto in passato. Quando i politici di questo territorio, in totale sintonia con la loro gente, capirono che la Romagna “aveva sete” ebbero l’idea di fare una diga e una rete di acquedotti: stilarono il progetto e lo realizzarono.
Questa è una grande idea realizzata, che ha risolto i problemi dei cittadini. Quando pensarono che le società municipalizzate mettendosi insieme avrebbero realizzato economie di scala, e così garantito ai cittadini risultati migliori a minor costo, hanno pensato Hera e l’hanno realizzata.
La politica di oggi, che è proprietaria di Hera, ha verificato se il risultato corrisponde alle aspettative?
Appunto. Quando noi imprenditori ci lamentiamo con prove alla mano delle contraddizioni gestionali di Hera, che provocano danni all’imprenditoria locale, la nostra politica, oltre a condividere le nostre considerazioni con una pacca sulla spalla, cosa fa per correggere i compiti della sua società? Ritengo ben poco. Questo è l’esempio per cui un’ottima idea realizzata può vanificarsi nel risultato.
Mi fa un altro esempio?
Quando alcuni enti locali, per non fare gare pubbliche, assegnano la gestione dei loro servizi alla società pubblica CONSIP, sanno che questa società assegnerà l’esecuzione di quei servizi alle sue imprese di fiducia, che non essendo del territorio li faranno eseguire alle nostre imprese in regime di subappalto e a prezzi stracciati? Se non lo sanno glielo sto dicendo. E gli sto dicendo che è un modo per estromettere l’imprenditoria locale.
A bloccare gli investimenti pubblici c’è anche il patto di stabilità: il presidente della Provincia e il Sindaco di Cesena hanno inscenato una plateale protesta. Cosa ne pensa?
Sono iniziative meritevoli, Lucchi e Bulbi hanno ragione. Ma li ho visti soli. Sarebbe servita una più ampia solidarietà istituzionale.
Ma gli amministratori locali cosa possono fare?
Gli amministratori locali da soli non possono fare nulla. Possono solo stare in prima fila per rivendicare meno fiscalità, per rivendicare la possibilità di pagare i loro fornitori, per definire dei piani di abbattimento dei costi delle amministrazioni che governano.
Cosa farete adesso? Non manca chi vi continua a identificare con i “poteri forti”?
Se davvero fossimo “poteri forti” ci premierebbero i risultati economici, cosa che invece in questo momento non possiamo certo dire. Se si riferisce al confronto politico territoriale per le prossime amministrative, e ai nomi di miei colleghi che sono circolati, le preciso che le persone hanno libertà di scelta.
Ma preciso anche che lo statuto di Legacoop Forlì-Cesena è molto chiaro: chi viene eletto a cariche di governo non può ricoprire ruoli associativi e si deve dimettere, perché noi pensiamo che per fare il nostro mestiere dobbiamo essere totalmente liberi da vincoli di militanza partitica e politica.
Che rapporto ci deve essere tra eletti e istituzioni?
Crediamo che per salvare la politica, senza la quale finiremmo tutti, è indispensabile che chi voglia rappresentarla si renda conto che la legittimazione la riceve dagli elettori e non dalle istituzioni che andrà a governare. Se questa equazione va in corto circuito ci sarà sempre un Grillo che vince.
Ci dica la verità: anche nelle cooperative hanno votato per Grillo?
Certamente, così come a suo tempo in molti votarono per la Lega Nord. Il voto – o non voto – di protesta è sempre esistito. L’importante è che rimanga tale.
Cosa pensa di chi vuole rottamare i “vecchi”?
Le faccio io la domanda: crede che sia più forte il pensiero del giovane Renzi o il pensiero del vecchio Socrate?
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