Una nuova Basaglia per gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

Il decreto “svuota carceri” ha introdotto una novità importante, legata al superamento degli Opg, gli ospedali psichiatrici giudiziari. Ne parliamo con Patrizia Turci, presidente della cooperativa sociale Tragitti.

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Patrizia Turci è la presidente di Tragitti, realtà nata nel 1991 per mano di alcuni dei volontari che negli anni Ottanta si batterono per la chiusura dell’Ospedale psichiatrico di Imola.

Che giudizio date di questo provvedimento?
Di sicuro credo sia un bene che ci sia questa nuova legge che punta al superamento degli Opg, strutture obsolete sopravvissute alla legge 180, la celeberrima “legge Basaglia” che di fatto ‘chiuse i manicomi’.
Occorrerà attendere e capire come verrà tradotta in pratica, ma un passo avanti è stato fatto e mi aspetto che la nostra Regione saprà dare applicazione alla legge nel miglior modo possibile.
Hai ricordato, non a caso, la legge 180. Questa nuova legge potrebbe avere una portata simile?
Se ben applicata sì, ma se il risultato sarà – come alcuni temono – la ricostituzione di “piccoli Opg”, o di far cadere sullo psichiatra una funzione di custodia, ovviamente ci potrebbero essere dei rischi.
La legge 180 è stata epocale, ha stravolto la concezione del malato psichiatrico; ha portato dal concetto di custodia a quello di cura; ha rotto il nesso tra malattia mentale e pericolosità sociale. Era stata il frutto di un lungo ed elaborato percorso, anche sul versante culturale, in un periodo storico (la metà-fine degli anni Settanta) di riforme sociali e civili molto forti.
La 180 chiuse gli ospedali psichiatrici, ma non intervenne sugli aspetti legati alla detenzione. Ha contribuito allo sviluppo di servizi sul territorio, ai quali anche la cooperazione sociale ha dato un apporto significativo.
Questa nuova legge, la cui presenza è un aspetto positivo, non interviene su concetti da codice penale quali “pericolosità sociale” e “capacità di intendere e volere”, che continuano a permanere, risalenti al Codice Rocco e non sostanziati dal sapere scientifico.
Quale è la realtà degli Opg nel nostro Paese e cosa dovrebbe cambiare con la nuova legge?
In Italia ci sono 6 Opg, di cui quello più vicino a noi è a Reggio Emilia.
Si tratta di strutture che spesso soffrono dei problemi tipici delle nostre carceri, dal sovraffollamento alle precarie condizioni igieniche o strutturali, e nelle quali la cura lascia il posto agli aspetti legati alla detenzione.
Con questa riforma dovrebbero nascere strutture strettamente sanitarie (fino ad oggi solo quella di Castiglione delle Stiviere è stata gestita con un rapporto di convenzione tra l’Azienda Ospedaliera e il Ministero della Giustizia) senza personale penitenziario, se non lungo le mura perimetrali.
Dovrebbero essere prima di tutto luoghi di cura e non di custodia; l’applicazione della nuova legge vede coinvolte le Regioni, impegnate nella individuazione di quante strutture dovranno sorgere e con quali caratteristiche.
 “Podere Rosa” è una struttura residenziale sanitaria psichiatrica socio-riabilitativa, gestita da Tragitti; ospita persone che provengono da Opg. Quale percorso seguono?
Fin dalla sua costitiuzione, nel 2005, a Podere Rosa abbiamo ospitato pazienti da Opg; oggi ce ne sono 6. Per le persone i servizi invianti (Opg e Ausl) lavorano su progetti terapeutici riabilitativi individuali, con l’obiettivo dell’inserimento in una struttura quale può essere, appunto, la nostra.
La cooperativa Tragitti per ogni utente elabora un percorso specifico e fortmente individualizzato, che prevede obiettivi e verifiche trimestrali.
Per Tragitti non esistono attività predeterminate o uguali per tutti, ma le attività nascono in relazione ai bisogni e ai desideri propri delle persone.
Inoltre lavoriamo con una forte integrazione “nel” e “con” il territorio: non vogliamo ricreare strutture chiuse simili a quelle da cui i pazienti provengono, ma puntiamo alla integrazione sociale, che si fa solo spendendosi nel e con il territorio.
In questo stanno la specificità e la forza della cooperazione sociale.

a cura di Enrica Mancini

La cooperativa Sociale Tragitti nasce nel 1991 da una precedente esperienza di volontariato e associazionismo. In particolare, è stata  parte attiva nel processo di deistituzionalizzazione che ha portato alla chiusura dell’ospedale psichiatrico di Imola. Come associazione di familiari di sofferenti psichici ha infatti iniziato partecipando, a metà degli anni ‘80, ai primi progetti riabilitativi, su base volontaria, all’interno di alcuni reparti dell’O.P. Osservanza di Imola. Ha proseguito il cammino costituendosi in cooperativa sociale e prendendo in carico la gestione di alcune unità residenziali sia interne che esterne all’ospedale psichiatrico, nell’ambito del progetto “Valerio” che ha articolato la dimissione di tutti gli internati del manicomio. Ha inoltre partecipato a Forlì, al percorso che ha portato all’apertura delle prime unità residenziali per persone con problematiche psichiatriche provenienti dal territorio. La storia della cooperativa la caratterizza come un ente specializzato nella riabilitazione psichiatrica, di cui ha seguito l’evoluzione e la ricerca. Si pone come obiettivo l’assistenza e la riabilitazione psicosociale, favorendo la promozione sociale ed umana.

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