«Non possiamo stare fermi nella crisi e lamentarci solo dei tagli e delle evidenti difficoltà, che pure ci sono e sono tanti. Occorre uno slancio forte e lo sguardo proiettato in avanti, per vedere e progettare quello che verrà dopo la crisi». Questo in sintesi uno dei messaggi che la presidente di CAD, Elena Grilli, ha lanciato lo scorso 19 marzo ai giovani cooperatori presenti all’incontro del ciclo “I Gastronauti”, a Bertinoro.
In CAD dal 1979, la Grilli presiede una cooperativa sociale che occupa oggi oltre 800 persone e che opera non più solo nel territorio della provincia di Forlì-Cesena, dove nacque nel 1976, ma nel riminese, nelle Marche, in Abruzzo.
Orgoglio e grande motivazione nelle sue parole nel ripercorrere la storia ultratrentennale di CAD: «la cooperativa nacque per occuparsi di un settore preciso nell’ambito dei più generici servizi, vale a dire quello dei servizi alla persona, che ha una sua specificità ben caratterizzata. Fu un’intuizione vincente, che seppe dare risposta e “inventare” un settore, come quello della assistenza sociale, in cui non c’erano ancora servizi strutturati».
«All’inizio si lavorava molto con il privato – ricorda la Grilli; solo in seguito il rapporto con la pubblica amministrazione è diventato prevalente. Oggi ci si impone in qualche modo un ritorno alle origini: ci sono fette di mercato privato, che rispondono a nuovi bisogni molto personalizzati, con i quali dobbiamo confrontarci e sui quali dovremo esprimere una progettualità nuova, andando oltre ad una committenza quasi esclusivamente pubblica, che come sappiamo sconta le difficoltà legate anche alle risorse sempre più in calo. Ci sono modelli, anche fuori Italia, ai quali occorre guardare per valorizzare le nostre offerte e dare servizi sempre più rispondenti alle esigenze delle persone».
Ad accompagnare la presidente, per un confronto a più voci e tra generazioni diverse, erano presenti la consigliera delegata Nora Verni, addetta al controllo di gestione, e Matteo Rambelli, tecnico informatico.
«Lavoro in CAD da 10 anni, sono arrivata dopo la laurea, trovando qui il naturale sbocco al mio percorso di studi», ha sottolineato Nora Verni. «Vivo con grande convinzione il lavoro in cooperativa: sento a pieno tutta la responsabilità delle oltre 800 persone, e delle rispettive famiglie, che lavorano in cooperativa. L’organizzazione è impegnata per un lavoro etico e responsabile, nel rispetto della persona, integrando le mansioni di tutti nel rispetto dei ruoli. Ci sorreggono ancora quei valori e quelle motivazioni che le prime socie ebbero: il senso di appartenenza ci motiva nel lavoro di tutti i giorni e la proprietà diffusa, propria della cooperazione, coinvolge ognuno di noi in prima persona».
«Il lavoro in cooperativa sociale ha davvero una sua dimensione specifica ed umana molto forte – commenta Matteo Rambelli, da tre anni in CAD. – Io, per esempio, prima di questo lavoro ho avuto esperienza in un’altra ditta privata e mi sono reso conto che sono due mondi differenti. Mi occupo di sistemi informatici, ma il mio lavoro non si limita a questo e soprattutto non è solo un lavoro con i sistemi e i computer: perché magari ti capita di essere in un centro disabili o in una casa di riposo, per un problema al software, e non puoi non entrare in contatto con le persone che sono lì, che ti chiedono del tuo lavoro, che instaurano una relazione e un contatto umano che ti lasciano sempre qualcosa dentro. E questo è davvero straordinario e in altri contesti non hai la fortuna di viverlo in questo modo».
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