E Baldoun (lo spaventapasseri) – di Fiorenzo Barzanti

Per i contadini il raccolto dei campi era la risorsa più preziosa. Facevano di tutto per proteggerlo. In primavera quando maturavano le primizie (carciofi, fagiolini, piselli, fave, fragole, ciliegie), i volatili (soprattutto passerotti) facevano man bassa e mangiavano tutto. Vi erano vari metodi per spaventare gli intrusi: pezzi di carta che sventolavano, piccoli secchi di latta che con il vento sbattevano e facevano rumore. Ma l’invenzione micidiale fu e baldon (il pupazzo). Con la paglia si costruiva un pupazzo dalle sembianze umane e di grandezza naturale. Si rivestiva con abiti vecchi (pantaloni, giacche e cappello) e si metteva in mezzo al campo. I volatili lo scambiavano con uomini veri e giravano alla larga. Non sempre. Sfuiazon (era il nome di un contadino) li costruiva così male che i passerotti li usavano come nido.

Mio babbo era bravissimo, la fantasia non gli mancava (ma si sa che senza mezzi la fantasia non produce risultati) e quell’anno neanche i mezzi, infatti era morto il nonno e disponeva di molti vestiti. Quando terminava l’opera esclamava parchè tan scor? (perché non parli?, ovviamente non conosceva Michelangelo). L’origine de baldon era certa (si sa che in campagna il certo coincideva spesso con il verosimile). Peil ad maletta (pelo di ….., a Rimini dicono poil) era un contadino tutto raggrinzito e molto peloso. Quel giorno dopo avere pranzato (in campagna si pranzava a e bot, a mezzogiorno in punto), disse a sua moglie: a veg a durmi intl’ombra (vado a dormire sotto una pianta). Nello stesso momento la Delina de Mot (l’Adelina moglie del muto) diceva al marito: a vega a fe l’erba pri cunei (vado a tagliare un po’ d’erba per i conigli). Il muto si chiamava così non perché fosse muto ma perché parlava molto poco e per tirargli fuori una parola ui vleva agl’ antnai (ci volevano le tenaglie). Il muto gli rispondeva: basta che non vai in giro a fare la zunzlouna (la porcacciona) Ma torniamo alla nostra storia. Peil ad maletta e la Delina si trovarono clandestini come al solito nella vigna. E li fecero quello che da millenni gli uomini e le donne fanno (che se non lo facevano, col cavolo che potevo essere qui a raccontarvi questa storia). Quella volta sul più bello a Peil ad maletta gli prese un colpo e morì. La Delina si rivestì e tornò a casa. La moglie de Peil verso le quattro del pomeriggio andò a cercare il marito. Lo trovò nella vigna morto e rigido come un pupazzo. Fu lui l’ispiratore de baldon. Sempre quell’anno mio babbo aveva piazzato moltii baldon in mezzo ai campi e alla mattina dopo non c’erano più. Durante la notte un ladro o uno che faceva gli scherzi li aveva rubati. Dopo il secondo furto, ebbe un’idea geniale. Rimise i baldon e lui stesso si mise al posto di uno di essi rimanendo immobile. Alle due di notte si sentì strattonare e cominciò a muoversi e ad urlare. Al povero ladro che (si scoprì) era e fiol de Ciani gli prese un colpo e morì. E fiol de Ciani era famoso perché soffriva di asma, forse di cuore e in estate dormiva nel terrazzo per respirare meglio. Quell’anno fu ricordato per due morti improvvise.

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Fiorenzo Barzanti

Ingegnere, vive a Cesena. Ha lavorato per oltre 30 anni in aziende private di livello nazionale ricoprendo diversi ruoli fra i quali: Direttore di Produzione, Direttore Commerciale, Direttore Generale. La sua vera passione è il Settore Commerciale nel quale ha sviluppato una profonda conoscenza e professionalità e per il quale svolge consulenza aziendale. Ha scritto il libro; ‘’Vendere è come farsi la barba, se non lo fai tutti i giorni diventi un barbone’’. Figlio di contadini , coltiva la passione per il dialetto romagnolo e scrive storie vere di vita contadina sulle colline romagnole di Cesena fine anni 50 – inizio anni 60. (e-mail barzanti.fiorenzo@gmail.com)