Casa della Luna e l’Imperfezione della Bellezza

La cooperativa Tragitti inaugura La Casa della Luna

‘Tutta la sfera varcano del fuoco,/et indi vanno al regno della luna’.

Con questi versi Ariosto descrive il tragitto dalla terra alla luna del paladino Astolfo e di Giovanni evangelista. Il loro compito è riportare a casa il senno dell’Orlando Furioso, che distrutto dall’amore, non vuole più partecipare alla battaglia.

La casa di riabilitazione psichiatrica, che verrà inaugurata domani dalla cooperativa sociale Tragitti in via Gervasi a Forlì, prende il nome proprio dal poema dell’Ariosto.

Rappresentazione della luna di Ariosto

Rappresentazione della luna di Ariosto

La Casa della Luna, questo il suo nome, nasce da un’esperienza risalente al 1989; la struttura nella sua attuale sede è stata aperta a febbraio 2013 e d’allora svolge una fondamentale azione socio-sanitaria. Dieci operatori qualificati accompagnano gli ospiti della comunità psichiatrica in un percorso attraverso cui si impara a ri-prendersi cura di se stessi e a ri-costituire la propria percezione individuale all’interno della società.

Se da un lato si parla di casa, termine che è metafora della conduzione familiare della struttura, dall’altro non si perde di vista la dimensione del territorio, nel tentativo di bilanciare una doppia dimensione, privata e pubblica.

Alla conferenza stampa di oggi sono intervenuti la presidente di Tragitti, Patrizia Turci, l’Assessore al Welfare di Forlì Davide Drei, il Vicepresidente della Provincia Guglielmo Russo e la responsabile Welfare di Legacoop Forlì-Cesena Enrica Mancini.

Descrivendo la metodologia d’approccio della Casa della Luna, la presidente Turci mette in primo piano il valore indiscutibile ed essenziale della persona; ogni progetto è basato sull’individuo, e non ideato a priori esclusivamente sulla base di convinzioni teoriche, che, seppur scientifiche, implicano un’omologazione irrealistica della persona.

La casa della Luna e i suoi utenti lavorano insieme per cercare di tracciare un percorso che corrisponda alle esigenze, emotive, di realizzazione personale e sociale, di chi si affida alla struttura.

‘Tutto il nostro metodo di lavoro è orientato a una conduzione domestico-familiare, in cui i pazienti sono coinvolti nella gestione delle piccole incombenze domestiche e personali, dalla cura del sé a quella dei propri spazi. Il nostro stile di lavoro è improntato alla costruzione di percorsi individualizzati e condivisi col paziente, che partono dai bisogni delle persone’, spiega la presidente Turci.

Il discorso dell’Assessore Drei mira a inquadrare Tragitti in una dimensione storica e sociologica; la cooperativa sociale forlivese fu, infatti, parte attiva del processo che portò alla chiusura dell’ospedale psichiatrico di Imola. La casa della Luna è per Drei un esempio modello di come un’esperienza del passato sia stata in grado di evolversi in un valore positivo di cittadinanza territoriale per l’oggi; ‘la realtà forlivese rappresentata da Tragitti è un esempio di welfare ad alto livello, capace di dialogare sia con il vicinato che la circonda sia con le istituzioni’, puntualizza l’Assessore.

Anche l’intervento del Vicepresidente della Provincia Guglielmo Russo punta sul territorio e il coinvolgimento della persona come soggetto; il paziente della casa della Luna è il punto di riferimento, l’elemento umano che fa la differenza e che giustifica progetti non uniformanti ma eterogenei tra loro. Ogni percorso si basa sull’individuo e non sulla categoria ‘paziente’. Per Russo lo spazio in cui opera Tragitti non solo è inclusivo, un luogo che esiste e vive dentro la città, ma anche garante di pluralismo: ‘Questa non è retorica ma una questione vitale. Se si impoverisce il territorio, si impoverisce la democrazia’.

Enrica Mancini, responsabile welfare di Legacoop Forlì-Cesena, ribadisce questi concetti ricordando come una delle funzioni cardine delle cooperative sociali sia quella di identificare, intercettare, interpretare e declinare, a seconda delle esigenze, i bisogni pubblici. ‘Tragitti non ha in alcun modo un ruolo gestionale, ma partecipativo’, dice la Mancini, ‘opera dentro il territorio presentandosi come una realtà di comunicazione tra il settore pubblico e quello privato’.

Gli operatori della cooperativa sono altamente specializzati e qualificati; i loro referenti sono le persone, fragili e bisognose di aiuto, a cui sanno restituire dignità.

Ovviamente è un lavoro delicato, ma giustamente affrontato dalla prospettiva di chi sa che non esistono separazioni manichee e discriminanti. Queste sono figure professionali consapevoli del fatto che ragionare per categorie standard è fuorviante, a meno che in gioco non ci sia un’unica unificante denominazione: l’uomo.

Ariosto nel suo Astolfo sulla Luna elenca vari motivi per cui si può ‘perdere il senno’:

‘Altri in amar lo perde, altri in onori,/altri in cercar, scorrendo il mar, ricchezze;/altri ne le speranze de’ signori,/altri dietro alle magiche sciocchezze;/ altri in gemme, altri in opre di pittori,/ et altri in altro che più d’altro aprezze./ Di sofisti e d’astrologhi raccolto,/ e di poeti ancor ve n’era molto’.

Lista tutto tranne che snella, a conferma che in ogni epoca storica e in ogni contesto sociale l’uomo è riconoscibile per un difetto insolvibile, a cui, sembra, non si può porre riparo: la sua imperfezione.

Che è poi, soprattutto, la sua bellezza.

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Elena Dolcini

Sono nata a Forlì 31 anni fa; dopo la laurea ho viaggiato molto, una passione che continuo a coltivare. Mi interesso di filosofia e arte, due argomenti di cui mi piace parlare, discutere e scrivere. Dedico questo blog a temi che possano attivare un dibattito, nella speranza di creare un ponte tra un pubblico locale e uno più vasto. 

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