Produrre energia dalle alghe oggi è possibile e di questo progetto-pilota ne è protagonista il gruppo industriale forlivese CCLG, che si appresta alla realizzazione di un impianto di produzione di biogas, unico nel suo genere, che sorgerà, presumibilmente entro la fine del 2014, sulla sacca di Goro, in provincia di Ferrara.
Si tratta di un progetto rivoluzionario e altamente benefico per tutta l’area in cui verrà inserito, in quanto risolve alla radice un problema spinoso per l’economia della zona fortemente vocata alla coltivazione di molluschi (vongole in prevalenza), ovvero l’invasione delle alghe. Goro, appena 4.500 abitanti, conta ben 34 cooperative di pescatori, che occupano oltre 1.500 addetti e raggiungono quasi il 50% della produzione italiana di vongole: questa fiorente attività è fortemente compromessa dalla presenza di alghe che hanno raggiunto picchi di 60/80 tonnellate all’anno. Questa enorme massa di materia in alcuni casi impedisce la navigazione nella sacca e comunque costringe i pescatori alla rimozione delle alghe stesse e la provincia di Ferrara a costi ragguardevoli per il trasporto verso un centro di compostaggio che si trova a Ostellato.
Da tempo è allo studio, grazie al finanziamento del progetto europeo SEAR (Energie sostenibili nelle regioni adriatiche) una sperimentazione, curata dall’amministrazione provinciale ferrarese in collaborazione con l’Università di Parma ed il Laboratorio di Analisi Agroalimentari di Ferrara, al fine di verificare la compatibilità della biomassa “alghe” per la produzione di energia: i risultati, presentati nel corso di un convegno svoltosi lo scorso 12 luglio, sono decisamente incoraggianti, in quanto le caratteristiche organolettiche e biochimiche delle due alghe più diffuse in sacca (Ulva e Gracilaria) sono alquanto interessanti per un utilizzo del genere.
“Il nostro progetto, curato in collaborazione con un team di biologi ed esperti – spiega Enzo Cortesi, presidente di CCLG – rappresenterà, quindi, l’applicazione in scala industriale di quanto sperimentato in laboratorio. L’impianto, i cui lavori di realizzazione saranno avviati entro il 2013, sorgerà direttamente sulla sacca di Goro. L’iter produttivo prevede, dopo la raccolta e lo stoccaggio delle alghe, una prima fase di desabbiatura e desalatura, l’integrazione con altri scarti organici (per abbassare il livello di zolfo presente nelle alghe), quindi l’introduzione della sostanza organica in digestori anaerobici, all’interno dei quali avviene l’idrolisi e la digestione, utilizzando la tecnologia della degradazione microbiologica che permette di utilizzare tali materie prime al fine di produrre biogas in una centrale di cogenerazione da cui si ottiene energia elettrica e calore”.
Rimane come valore aggiunto anche il cosiddetto “digestato”, ovvero la sostanza solida risiduale della digestione, che potrà essere utilizzata, tramite un apposito impianto di compostaggio, a valle del digestore, per la produzione di fertilizzanti organici stabilizzati di alta valenza agronomica.
“I vantaggi di questa operazione industriale – continua Cortesi – sono molteplici ed evidenti: innanzitutto l’impianto produrrà energia elettrica (che verrà immessa nella rete a seguito di contratto con il GSE) ed energia termica (produzione di acqua calda/fredda e calore per essicazione materie prime e processi di teleriscaldamento e teleraffrescamento). Ma il fatto più rilevante sarà la ricaduta benefica sull’economia locale, che vedrà risolta, una volta per tutte, la questione alghe, garantendo maggior slancio all’attività ittica, sollevando la Provincia di Ferrara da ingenti costi: tutto questo, per di più, a costo “zero”, in quanto l’ingente investimento complessivo è totalmente a carico del nostro gruppo industriale”.
L’intera realizzazione, infine, prevede in un secondo momento, anche un’ampia area adibita a laboratorio per la coltivazione di alghe: il progetto di tale sperimentazione, attualmente sui tavoli della Commissione Europea per l’approvazione, è finalizzato alla produzione di biomassa da inviare alla digestione anaerobica, in quei periodi dell’anno, in cui, per situazioni climatiche, la naturale presenza di alghe in sacca è minore.
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