Sono passati quattro anni dall’ultimo appuntamento congressuale delle cooperative sociali di Legacoop: quelle aderenti alle Leghe di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini si riuniranno in assemblea a Forlì il 26 settembre, in vista dei congressi regionale (15 ottobre) e nazionale (7 e 8 novembre).
La cooperazione sociale continua a rappresentare un soggetto centrale nel sistema del welfare locale anche a livello romagnolo: basti pensare che le cooperative sociali delle tre province sviluppano oltre 230 milioni di ricavi, occupano circa 5.800 addetti (prevalentemente a tempo indeterminato) e associano quasi diecimila persone. Ampia la gamma dei servizi resi, che vanno dal campo socio-sanitario, assistenziale, educativo all’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati.
“I dati al 31 dicembre 2012 dimostrano complessivamente ancora una certa tenuta delle cooperative sociali – precisano i responsabili di settore delle tre centrali romagnole. – I volumi della produzione si sono consolidati in questi anni e l’occupazione non ha segnato cali, come invece è successo in altri settori, nonostante la necessità di dover ricorrere, anche in questo comparto, agli ammortizzatori sociali. Il dato preoccupante continua ad essere però quello della redditività, che si è contratta durante questa crisi”.
L’appuntamento congressuale si tiene in un periodo particolarmente “caldo” per queste imprese, soprattutto per quanto riguarda il tema del paventato aumento dell’iva sulle prestazioni socio-assistenziali ed educative: “siamo molto preoccupati da questo possibile aumento; creerebbe insostenibili aggravi di costi per le nostre cooperative, con il rischio concreto di comprometterne la tenuta e la continuità per il futuro. Il welfare nel nostro Paese va rilanciato e sostenuto e non colpito con tagli e aggravi di costi, come purtroppo è successo negli ultimi anni”.
Nel corso della assemblea congressuale ci sarà spazio anche per le riflessioni legate all’accreditamento, che ha presentato aspetti positivi ma ha aperto anche una serie di interrogativi e necessità di interventi di aggiustamenti affinchè questa modalità di gestione dei servizi possa veramente funzionare e non finisca per penalizzare la cooperazione sociale. Verrà prestata attenzione anche alla cooperazione di inserimento, che tra strette normative, contrazioni delle risorse, richieste di crescente efficienza ha incontrato non poche difficoltà nel continuare a coniugare le necessità di pianificare imprenditorialmente l’attività con il mantenimento della valenza di inclusione sociale.
In queso contesto di difficoltà generalizzata preoccupano le spinte di conservazione legate ad una certa volontà della committenza di reinternalizzazione dei servizi pubblici, intesa come gestione “fatta direttamente” dal pubblico. Si tratta di una posizione che rischia non solo di essere ormai anacronistica e di non garantire maggiore qualità, ma anche di creare guai seri a un sistema economico che ha dato prova di saper reggere, innovandosi e strutturandosi con professionalità, razionalizzando costi e spese.
Il settore attende inoltre di vedere finalmente approvata la nuova legge regionale sulla cooperazione sociale, che potrebbe portare un valido contributo a questo settore, riconosciuto finalmente anche nella sua valenza di soggetto con funzione pubblica.
Enrica Mancini
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