«Non siamo degli eroi», ripete spesso Roberto Fiorillo, socio e fondatore della cooperativa Le Terre di don Peppe Diana, a Castel Volturno. Eppure la gente che lo ascolta, nei numerosi incontri che tiene in giro per l’Italia, fra scuole, Gas e associazioni dell’economia solidale, pensa il contrario. Perché ha appena sentito delle minacce che i camorristi della Terra dei Fuochi indirizzano alla cooperativa, degli ettari bruciati più volte, del clima ostile in cui lavora il gruppo nato nel 2010, che aderisce a Libera e produce mozzarelle di bufala Dop, coltiva cereali e frutta nelle terre confiscate alla camorra.
Le loro mozzarelle da qualche tempo sono vendute sia in alcuni supermercati che nel circuito delle botteghe del commercio equo. «I proprietari siete voi, noi gli appezzamenti li lavoriamo solo», aggiunge Fiorillo, che ricorda il senso della legge del ’96 che punta al riutilizzo sociale dei beni sottratti alla criminalità organizzata. Perciò Fiorillo invita sempre i cittadini a visitare e condividere l’esperienza in atto proprio nel regno del clan dei Casalesi.
Ma le domande si incentrano soprattutto sugli attacchi camorristici. «Ci incendiano il grano? Li denunciamo. Ci manomettono i mezzi agricoli? Li denunciamo. Se prendessimo un’altra strada sarebbe la fine». Il significato di “legalità”, termine abusato e spesso impiegato a sproposito, è tutto lì: nel rifiuto di soluzioni di compromesso, ambigue, all’italiana.
E nel ricordare, come fa Fiorillo, il concetto di responsabilità. Dopo aver parlato degli alti costi del latte di bufala e del caporalato che si serve di lavoratori-schiavi, il cooperatore casertano invita le persone a chiedersi se ci pensano, a cosa comprano quando fanno la spesa. Cosa c’è dietro un’etichetta? Cosa nasconde un’offerta speciale? «Potete disinteressarvi di tutto, ma poi non lamentatevi che tutto va male», ammonisce Fiorillo. Non saranno eroi, ma chiedono almeno di non essere lasciati soli.
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