La cooperativa bagnini Riccione è stata fondata nel 1972, quando la concessione della spiaggia venne lasciata dall’Azienda di soggiorno e fu quindi necessario assegnarla. La neo cooperativa ripartì la concessione, che inizialmente era unica, tra i vari associati, e oltre alla concessione assunse i dipendenti dell’Azienda di soggiorno, i salvataggi e le donne delle pulizie dei bagni pubblici, all’epoca ne esisteva uno ogni circa tre bagni. Oggi fanno parte della cooperativa 98 stabilimenti balneari, ed è presieduta da Diego Casadei.
Presidente Casadei qual è il futuro delle spiagge?
In questo momento c’è molta incertezza, si sentono tante voci, ma di nero su bianco ancora non c’è nulla, addirittura la proroga delle concessioni delle spiagge al 2020 concessa dal Governo deve aver ancora la ratifica dell’Europa. Questo rende tutto molto difficile, qualcuno ha avuto il coraggio di investire ma altri stanno attendendo, ed è un peccato. I concessionari vanno garantiti, le spiagge non sono solo aziende, ma dietro ci sono intere famiglie, e rappresentano un modello di turismo. Sono stati creati tanti servizi in regime di concorrenza: i bagnini infatti fanno tutti lo stesso lavoro, uno a fianco all’altro, e a dei prezzi che ci vengono invidiati dal resto d’Italia, pur offrendo una marea di servizi, piscine, giochi per bambini, animazione, nursery, e chi più ne ha più ne mette. Ci chiediamo, un domani tutto questo da chi verrà gestito e come? Spero che l’Italia possa farsi valere, il nostro modello di bagnini è peculiare ed è un sistema che dà risultati, e va garantito.
I cambiamenti in spiaggia comunque si stanno già notando?
Ci sono bagnini che nonostante tutto hanno fatto forti investimenti, le spiagge si tengono aggiornate, nonostante l’incertezza. Questo è un grande merito della categoria.
Quello delle concessioni non è l’unico aspetto da sistemare in spiaggia?
Una volta sistemate le concessioni, occorre intervenire sul Piano spiaggia, sia per quanto riguarda l’aspetto edilizio, sia commerciale. Non siamo più negli anni ‘60 quando gli alberghi avevano i bagni nel corridoio, così come la richiesta dei turisti agli stabilimenti non è solo lettino e ombrellone, ma molte normative sono ancora lì. Il regolamento è farraginoso, è da chiarire, occorre dare la possibilità ai bagnini di mettere in campo i servizi, ad esempio non si possono somministrare bevande, mentre oggi la richiesta del turista è di un servizio direttamente in brandina.
Le istituzioni come dovrebbero intervenire per quel che concerne la parte amministrativa?
Dando la possibilità di creare chiringuiti in spiaggia, sia in collaborazione con i bar se fattibile, ma anche con un altro bagnino o in autonomia. Occorre trovare la quadra su questo aspetto, non sarà facile, ma vogliamo andare verso questo tipo di servizio direttamente alla brandina.
In particolare cosa si dovrebbe tenere in considerazione?
Che la clientela in spiaggia cambia in poche centinaia di metri, all’Abissinia ci sono le Terme, a Fontanelle i camping, in centro le seconde case, gli alberghi si concentrano in zona Alba. Non si possono definire delle “schede” rigide, il bagnino deve avere la possibilità di scegliere per la propria spiaggia, in base alla dimensione e al tipo di clientela. Invece oggi se il tuo vicino ha fatto la piscina te non puoi, così vale per il chiringuito: se lo fa uno non lo può fare l’altro. Questo è assurdo, crea disparità tra i bagni. È chiaro che tutto e tutti non lo si può fare, ma noi chiediamo di dare a tutti le stesse possibilità, poi sarà l’imprenditore a decidere e rischiare. Se voglio allearmi con il mio vicino per fare la piscina o un chiringuito, dobbiamo essere premiati con cubature, oppure devo avere l’opportunità da solo se nessuno mi da sponda.
Un tasto dolente a Riccione è l’erosione dell’arenile, cosa fare?
Ci vuole un apporto di sabbia che prima era naturale ed ora non c’è più, va portata in maniera artificiale, e soprattutto va anche mantenuta. Si parla di sperimentare barriere soffolte, stiamo cercando di lavorare con Regione e Comune, che si sono impegnati tantissimo, ma ancora bisogna farne di strada. Il problema non è di facile soluzione, ci sono costi notevoli, ma l’erosione è un problema che va risolto, è a rischio una risorsa fondamentale per tutti il territorio. I primi a lavorare in spiaggia sono i bagnini, ma c’è tutta una filiera che viene alimentata con i turisti che vogliono venire al mare, che va dagli alberghi ai ristoranti, passando per i fornitori fino al commercio. Se la spiaggia diminuisce a causa dell’erosione i turisti che si aspettano un certo livello qualitativo di servizio non si possono ammassare, oppure dire loro di andare da un’altra parte.
(a cura di Emer Sani)
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