Ho avuto la fortuna di essere discepolo per un giorno del bravo e famoso attore Giuseppe Cederna.
Indicare Giuseppe come attore è riduttivo dal momento che, il grande interprete del film premio Oscar del 1990 Mediterraneo, è anche scrittore, alpinista, viaggiatore ed ovviamente mio docente (o meglio dire mentore) per un giorno.
L’incontro con l’artista si è realizzato grazie alla docenza che ha tenuto all’interno del ciclo di lezioni della Scuola di Comunicazione di Lega Coop Romagna lo scorso 18 settembre, preso la sede della Fondazione della Cassa di Risparmio di Forlì.
Il contributo si è reso possibile grazie alla presenza dell’attore romano a Forlì, in occasione del suo spettacolo teatrale inserito nel programma di eventi della Settimana del Buon Vivere.
E’ proprio dal tema dello spettacolo, ovvero l’inferno, le angosce e i dolori dei ragazzi ventenni che fecero la grande guerra che la lezione ha preso lo spunto.
E’ stato da questo tema drammatico e pieno di emozioni, dalle angosce e dal dolore di numerosi giovani che Giuseppe ha avuto l’occasione per proporre un laboratorio esperienziale su come e perché si racconta una storia.
Una storia, qualunque storia valga la pena per noi essere raccontata, deve anzitutto essere vissuta. Ci dobbiamo tuffare dentro il racconto, lo dobbiamo sentire nostro per poterlo raccontare, solo conoscendo la storia che vogliamo raccontare e solo appassionandoci ad essa, riusciamo ad essere credibili nel raccontarla.
Proprio come fa un attore che studia, conosce, impara e un po’ modifica se stesso per essere credibile nella recitazione del ruolo che deve assumere, così deve fare chiunque per riuscire ad essere credibile e per far raggiungere l’oggetto del nostro comunicare.
Giuseppe, per farcelo capire, si è avvalso del contributo di numerosi poeti e scrittori, sicché le storie di grandi letterati come Ungaretti, Gadda, Trilussa e di storici come Romiz diventano la palestra per capire come si racconta la storia e di come ci si appassiona ad essa.
Ognuno di noi ha una storia da raccontare che diventa tanto più credibile quanto più la storia riesce a comunicare di noi che la raccontiamo.
E’ così che funziona: chiunque è sensibile alle emozioni e ai sentimenti, le uniche cose veramente qualificanti della vita di ciascuno, pertanto tutti siamo interessati all’impatto che queste hanno nella vita di ognuno.
Quindi se la storia che comunichiamo contiene un po’ di noi e del nostro vissuto, tanto più riusciremo ad essere interessanti e a farci capire e il nostro messaggio ad essere colto.
Per raccontare una storia è importante sapersi raccogliere e concentrare, per far ciò è importante mettersi a proprio agio e cercare l’equilibrio e l’armonia con noi stessi.
Per raccontare una storia è necessario saperla raccontare, proprio come quando si recita una bella poesia che per essere colta da chi l’ascolta diventano importantissime la pause, i toni ed i timbri di voce.
Passare una giornata con Giuseppe è stato piacevolissimo, è proprio una bella persona con un bel trascorso e con tanto vissuto alle spalle che lo rende affascinante e magnetico.
E’ stato bello anche parlare dei mille aneddoti della sua vita di attore, di quando ad esempio Nicole Kidman sul set di Nine, nel momento in cui lui si presentò questa lo scambiò per un inserviente. O di quando ci ha confessato del godimento che il suo ego prova nel momento in cui viene riconosciuto per strada dalla gente comune, oppure quando ci ha parlato di Mediterraneo e del fascino e delle irrepetibilità di quel film.
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