La presentazione. Costo duecento milioni circa. Non conveniva adeguare l'attuale struttura. Meno ospedalizzazione, più trauma center. Serviranno cinque anni minimo, otto al massimo. Come area Villa Chiaviche ha battuto Pievesestina. Sfruttare il patrimonio di conoscenze di Giuseppe Zuccatelli
È più conveniente costruire un nuovo ospedale piuttosto che procedere con continui interventi su quello esistente. Il riferimento è al Bufalini. La frase è riportata nel documento di riorganizzazione dell’Ausl della Romagna. Ma è stata ribadita anche nel corso dell’incontro che, di fatto, è stato l’avvio ufficiale per la realizzazione del nuovo ospedale di Cesena. Minimo cinque, massimo otto anni il tempo previsto per l’inaugurazione. Costi circa duecento milioni, euro più o euro meno. Su questo argomento Paolo Lucchi, sindaco di Cesena, si è tolto un sassolino dalla scarpa. “La cifra è vicina a quella che ipotizzavano noi, ma è molto distante dai quattrocento milioni che l’attuale capogruppo dei 5Stelle sosteneva servissero. Siccome ha sbagliato di molto adesso dovrebbe chiedere scusa”.
Comunque, al di là delle stilettate, è stato messo il bollino sul perché è stato deciso di spostare l’ospedale. Il Bufalini doveva essere adeguato in materia di antincendio, sismica e accreditamento. Significava però intervenire in una struttura che non solo ha circa cinquant’anni di vita, ma che ha criticità strutturali che ne limitano la fruibilità sia in termini di percorsi agevolmente accessibili per i pazienti e il personale, sia in aree dedicabili alle nuove tecnologie diagnostiche e terapeutiche.
È stato poi calcolato che i costi sarebbero superiori per la ristrutturazione. Inoltre la disponibilità di una nuova struttura permetterà di fare anche un adeguato dimensionamento dei posti letto in area intensiva e semi-intensiva, oggi sottodimensionati, rispetto a quelli di degenza ordinaria e day hospital per i quali è prevista una contrazione anche in considerazione del cambiamento che sta avendo la sanità che va sempre più nella direzione di regimi ambulatoriali di degenza breve (in particolare per i trattamenti chirurgici) e della realizzazione di aree di degenza intermedia al di fuori dal contesto ospedaliero. Insomma, si va verso una minore ospedalizzazione, regime che invece dovrà essere potenziato per tutto quello che ruota attorno al trauma center che sarà l’elemento principale dell’ospedale di Cesena e che per trattare i grandi traumi (neurochirurgici e ortopedici) potrà contare sull’ausilio delle discipline per le neuroscienze: neurochirurgia, neurologia, neuroradiologia diagnostica e interventistica. In tal senso è prevista la dotazione di uno strumento diagnostico di alta gamma.
Indovinata anche l’area dove il nuovo ospedale sarà costruito. Oltre alla campagna di Villa Chiaviche in ballo c’era anche Pievesestina, zona fiera. Tutte e due i siti sono serviti molto bene dal punto di vista della viabilità. Ma costruire a Pievesestina significava realizzare un ospedale in mezzo a degli insediamenti produttivi, non proprio il massimo. Invece l’area individuata è residenziale, quindi molto compatibile con quanto si dovrà fare.
Adesso restano due aspetti. Bisognerà decidere cosa fare dell’attuale struttura. Ma per farlo c’è molto tempo e se ne dovrà occupare la prossima amministrazione comunale. Adesso non si deve sbagliare il progetto. Fondamentale sarà coinvolgere i professionisti che ci dovranno lavorare. Buona è l’idea di concentrare i lavori nella casa colonica che c’è nel podere. Ma, a mio avviso, andrebbe sfruttata quell’enorme patrimonio di conoscenza che ha Giuseppe Zuccatelli, tra l’altro ex direttore generale dell’azienda Ausl di Cesena. Adesso vive a Cesena ed è consigliere comunale. In città nessuno come lui conosce la materia sanitaria. Quindi sarebbe l’ideale anello di collegamento fra i progettisti e i professionisti. Non sfruttare le sua professionalità e le sue conoscenze sarebbe un gravissimo errore.
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