Manifestazioni di protesta in tutte le marinerie della regione. Stato di agitazione da dicembre, ma dal governo non arriva nessuna risposta concreta
Manifestazioni e protesta e iniziative dei pescatori nelle principali marinerie dell’Emilia-Romagna, da Cesenatico a Cervia, da Rimini a Cattolica, passando per Porto Garibaldi e Goro. Le annuncia per i prossimi giorni il settore pesca di Legacoop Agroalimentare, a fronte di un ulteriore inasprimento delle condizioni in cui si trova ad operare il settore.
Da dicembre le flotte dell’Emilia-Romagna sono in stato di agitazione per le difficoltà che affronta il comparto ittico, «ma dal Governo non è arrivata alcuna risposta concreta, nonostante l’impegno dell’assessore regionale Simona Caselli e dei parlamentari locali Tiziano Arlotti e Maria Teresa Bertuzzi», spiega il responsabile regionale Sergio Caselli.
Oggi pomeriggio a Cesenatico i pescatori di tutta la costa emiliano-romagnola si incontrano alla presenza del presidente di Legacoop Agroalimentare Nord Italia, Cristian Maretti.
Al centro delle richieste c’è la legge che ha introdotto sanzioni pesantissime per la pesca professionale, fino a 150mila euro, con l’ulteriore rischio di non poter più accedere ai contributi dei finanziamenti comunitari. Ma le multe sono solo la punta dell’iceberg delle tante questioni irrisolte, come la concentrazione delle quote di pesca del tonno rosso assegnate a imprese fuori regione, la regolamentazione della piccola pesca e l’accesso al sostegno finanziario previsto dal Feamp. I pescatori soffrono poi da tempo di una eccessiva burocrazia che regola e norma il settore.
«Sono norme calate dall’alto, senza il coinvolgimento delle imprese e delle associazioni – dice Caselli – noi chiediamo il ripristino della commissione Consultiva Centrale. In generale bisogna recuperare spazi di maggior confronto istituzionale per favorire un dialogo maggiormente costruttivo tra il mondo della pesca il governo e le istituzioni».
La crisi del comparto della pesca nasce da molti fattori: inquinamento marino, sovrasfruttamento delle risorse, frammentazione delle imprese, aumento dei costi di produzione, una legislazione europea studiata su misura per le grandi imbarcazioni del Nord Europa, senza considerare le specificità del Mediterraneo e del Mare Adriatico in particolare. «La misura è colma. Servono fatti e non parole», conclude Caselli.
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