Ma lamenta l'assenza di un progetto politico. Chiede di non rompere i rapporti con chi se ne è andato
Enzo Lattuca resta nel Pd. Lo fa dopo una attenta riflessione. Questo il testo integrale del suo intervento col quale spiega i motivi della scelta.
La rottura che si sta consumando in questi giorni nel Partito Democratico è dolorosa, tanto più perché chi aveva il dovere di impegnarsi per evitarla non lo ha fatto.
Capisco quanto sia difficile per i nostri iscritti comprendere le ragioni di una scissione, ma una cosa è certa: il fatto che chi ha contribuito a fondare il Partito Democratico se ne sia andato, non può essere derubricato a una pretestuosa questione di date.
Dopo i giorni dell’amarezza e della riflessione personale e collettiva, ho deciso di provare a resistere, di restare, innanzitutto per concludere questa esperienza parlamentare al servizio dei cittadini.
Tuttavia non possiamo nasconderci che nel PD esiste un problema legato alla mancanza di un progetto politico, mancanza resa ancora più evidente dopo la sconfitta al referendum costituzionale.
E temo che le sole primarie, utilizzate in questo caso quasi esclusivamente come strumento per rilegittimare una leadership, non siano sufficienti ad affrontare una questione di tale portata.
Se penso però alla nostra comunità politica, al PD cesenate, a cui ho dato tanto ricevendone in cambio tantissimo, sento di dover con tutte le forze, insieme ai compagni di una vita, continuare a provarci, continuare a provare fino all’ultimo a difendere il progetto più ambizioso che la sinistra abbia realizzato nell’ultimo quarto di secolo.
Non è per vincere un congresso che resto dentro al Partito Democratico, ma per tentare, a partire da Cesena, di ricostruire una politica capace di parlare di lavoro, di scuola, di diritti civili e sociali. Una politica che abbia nella lotta alle disuguaglianze il perno attorno a cui far ruotare la sua azione.
Allo stesso tempo dobbiamo dirci che chi tenterà di perseguire questi stessi obiettivi fuori dal partito democratico non solo va rispettato, ma dovrà essere necessariamente riconosciuto come interlocutore per la ricostruzione, anche su scala locale, di un rinnovato centrosinistra.
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