Giuliano Zignani (Uil) critica l'assenza di dibattito sul tema dell'industria 4.0. "Tutti ne parlano e da noi viene il ministro e non dice niente"
Un retrogusto amaro. È quello che gli ha lasciato l’incontro tenutosi lunedì scorso alla Technogym e al quale ha partecipato Carlo Calenda, ministro allo Sviluppo economico. Tutto ruotava attorno alla Wellness Valley.
Giuliano Zignani, segretario regionale della Uil, non ha niente contro la Wellness Valley, contro la Technogym e contro il ministro. Ma non gli è piaciuto che si sia parlato di industria 4.0 con toni trionfalistici per presentare la nuova App legata alla Wellness Valley e non ci si sia minimamente preoccupati di parlare dei rischi che corre la forza lavoro con la digitalizzazione. Per questo ha parlato senza mezzi termini di “inutili passerelle”.
Non ce l’ha con gli imprenditori “fanno il loro lavoro” puntualizza. Ma aggiunge: “devono però fare attenzione. Non possono pensare solo al profitto. Stiamo vivendo una situazione a rischio e se il giochino si rompe tutti siamo a rischio. Anche loro”. I suoi strali però sono diretti al ministro e ai politici che erano presenti all’incontro pubblico. “In momenti come questi e su argomenti così importanti le comparsate non si possono accettare. Signori, l’industria 4.0 rischia di far perdere milioni di posti di lavoro. La politica quindi ha il dovere di dire cosa intende fare. E le risposte non le può dare fra un anno, servono adesso. Sia a livello nazionale che locale. Poi – termina – possiamo anche parlare della Wellness Valley”.
Il progetto della valle del benessere lo guarda molto laicamente. “Per ora – dice – è un’iniziativa imprenditoriale. È vero che può avere risvolti sociali. Ma se si vuol percorrere quella strada bisognerebbe aprire un confronto con le parti sociali e la chiesa”. Poi lancia un sasso nello stagno: “È però difficile parlare di Valle del benessere quando la situazione economica è sempre più difficile. I lavoratori non hanno certezze e la forbice fra ricchi e poveri aumenta sempre. E, come se non bastasse, c’è il pericolo della digitalizzazione”.
Quello dell’industria 4.0 per il segretario regionale della Uil è più di un chiodo fisso. “I pericoli – dice – sono enormi per tutto il sistema. Se non tuteliamo il potere d’acquisto (ormai ridotto al minimo) crolla tutto. I robot non vanno a fare la spesa”. Ricorda, quindi, che allarmi arrivano da tutte le parti. E fa un esempio: “Se l’emergenza non fosse reale, pensate che Sky Tg24 gli avesse dedicato due speciali in pochissimi giorni (sabato mattina e martedì pomeriggio ndr)”.
È emerso che c’è grande incertezza sul futuro. La digitalizzazione potrebbe robotizzare dal cinque al 48 per cento del lavoro. E di sette dipendenti che perderebbero il lavoro solo due potrebbero essere subito ricollocati. I restanti potrebbero essere recuperati con nuovi tipi di lavoro. Ma servirebbe un tempo sufficiente per garantire la transizione. Quindi bisogna intervenire subito per evitare lo stallo.
Poi è stato aggiunto che i lavori più a rischio sono quelli ripetitivi, faticosi e che non richiedono inventiva o immaginazione. Resisterà la creatività. Una forte sollecitazione ad intervenire è stata fatta ai governi. Ma anche alle persone è stato chiesto un salto in avanti. “In futuro sarà più difficile essere cittadini pigri – hanno riconosciuto tutti gli analisti -. Ci si dovrà mettere continuamente in gioco. Per questo sarà necessaria una formazione continua che dovrà essere garantita dallo Stato e frequentata con impegno”.
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