La strage di Ruffio non può essere dimenticata

Il 18 agosto del 1944 esecuzione sommaria di otto persone da parte di un commando nazifascista

Sono passati 73 anni, ma il tempo non ha cancellato i segni di una delle tragedie più grosse successe a Cesena: l’esecuzione sommaria di otto persone da parte dei nazifascisti. Questa la ricostruzione di Wikipedia.

Nel luglio 1944 un gruppo di uomini della Marina Nazionale Repubblicana d’istanza al faro militare di Cesenatico decise di disertare a seguito dell’ordine, imposto dai tedeschi, di abbandonare la posizione a causa dell’avvicinarsi delle forze alleate. Il manipolo di ex-militari, guidati dal maresciallo Giuseppe Poggiali, e composto da Gino Gusella, Rino Liverani, Angelo Prodi, Tullio Giorgetti, Guglielmo Zannuccoli e Sauro Casali, decise così di abbandonare Cesenatico per unirsi alle formazioni partigiane attive sull’Appennino cesenate. Dopo aver trascorso un mese di latitanza nei dintorni, il gruppo dei disertori, grazie all’aiuto fornito dal partigiano Dino Ricci di Cesenatico, poté ottenere il via libera per unirsi alla Resistenza locale.

Dopo aver recuperato alcuni armamenti, il 18 agosto, gli ex marinai si recarono a Ruffio di Cesena per incontrare la staffetta che li avrebbe condotti tra le fila della 8ª Brigata Garibaldi “Romagna”. Nell’attesa dell’arrivo della guida il gruppo dei disertori aveva trovato riparo nella casa accanto al ponte sul Pisciatello. Nel pomeriggio al gruppo si unirono Ricci e altri due uomini, uno dei quali era Isacco Hakim, un ebreo bolognese che aveva trovato riparo in Romagna dopo l’8 settembre e si era unito alle formazioni partigiane locali.


In serata la casa di latitanza venne circondata da una trentina di uomini della Brigata Nera di Cesena guidati dal locale segretario Garaffoni e da alcuni militari tedeschi. I fascisti avevano potuto rintracciare il nascondiglio dei fuggiaschi grazie alle preziose informazioni fornite loro da un partigiano della zona che, a causa delle pesanti violenze e torture patite, aveva finito per crollare e rivelare tutto ai suoi aguzzini. Così, una volta immobilizzati e legati, i prigionieri vennero condotti sul vicino ponte e ivi sommariamente giustiziati. Alla morte scamparono solamente Casali, che al momento del blitz dei fascisti si trovava nei dintorni alla ricerca della staffetta, e Gusella che, seppur ferito ad un braccio, fingendosi morto riuscì ad ingannare i suoi aguzzini e a fuggire alla volta di Cesenatico.


Le vittime furono:  Arnaldo Gaza, 1925, di Cesenatico; Tullio Giorgetti, 1926, di Rimini;
Isacco Hakim, classe 1917, di Bologna; Rino Liverani, 1925, di Imola; Giuseppe Poggiali, 1910, di Ravenna; Angelo Prodi, 1922, di Ravenna; Dino Ricci, 1924, di Cesenatico;Guglielmo Zannuccoli, 1926, di Cesenatico

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.