Soprattutto per povertà e non autosufficienza. Il bilancio comunale è in fase di composizione, ma non se ne parla a sufficienza anche se resta la legge più importante
In città c’è una pagina Facebook molto frequentata: La Cesena che vorremmo. Nei giorni scorsi il tema più dibattuto è stato quello dell’antifascismo. Tutto è nato da un post di Forza Nuova sulle ronde. L’argomento non mi appassiona.
Premetto: sono antifascista e ritengo che le ronde a Cesena non siano necessarie. Se però proprio le vogliono fare le facciano. Ma in periferia, non in centro. È nel forese dove si sente di più l’emergenza furti. Problema che comunque non si risolve con la presenza sporadica di qualche ronda.
Il mega dibattito per un paio di giorni ha oscurato piazza della Libertà, altro argomento che mi appassiona sempre meno. A mio avviso i problemi del centro sono altri. Ma nessuno ne parla. Forse, finalmente, verranno trattati quando i lavori di quella piazza saranno finiti.
Mi dispiace, invece, che si parli poco o niente di bilancio che, sempre secondo me, è la legge più importante. Il problema è che se ne stanno zitti anche i politici. E lo scenario sarà il solito di sempre. La giunta può lavorare con poche pressioni, fra non molto presenterà la manovra, le opposizioni la criticheranno e entro l’anno sarà approvata, quasi nel disinteresse generale. Nonostante la manovra economica sia un libro aperto su tutto quello che l’amministrazione comunale farà nei dodici mesi successivi.
Per quanto mi riguarda mi piacerebbe ci fosse più sensibilità verso il sociale. Non che a Cesena ci sia del disinteresse, anzi, abbiamo dei servizi sociali che funzionano. Però ci sono due temi che meriterebbero più attenzione: povertà e non autosufficienza.
Nel secondo caso abbiamo un ottimo servizio infermieristico domiciliare. E non è poco. C’è anche un supporto alle famiglie, ma è su questo fronte che bisognerebbe cercare di fare di più. In particolare per aiutare quei nuclei che non scelgono la strada della struttura protetta.
Non c’è niente da inventare, servono più fondi. Così come servirebbero per la povertà. In questo caso però non parlo di interventi a pioggia. A me non era dispiaciuto un provvedimento fatto nella prima legislatura della sindacatura Lucchi: un fondo per dare poco più di quattrocento euro al mese a persone in stato di indigenza e che, per un periodo, erano utilizzati per lavori socialmente utili.
All’epoca in molti criticarono la decisione parlando di mancia o, comunque, di provvedimento populista. A me, ripeto, non dispiaceva. Mi convince molto di più rispetto al reddito di cittadinanza e dei suoi cugini. E mi farebbe piacere se il provvedimento fosse introdotto anche nella manovra di bilancio che il Comune sta predisponendo.
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