La buona politica

Importante il ruolo degli enti di secondo livello che devono sforzarsi ed essere propositivi

Forse sono un soggetto in via di estinzione, ma ammetto che mi piace la politica. Assieme all’economia è la mia passione. Può sembrare strano per un giornalista che ha iniziato scrivendo di sport (calcio in particolare) e che poi si è occupato di cronaca nera e giudiziaria. Ma ognuno di noi, io credo, prima o poi sia fulminato  sulla via di Damasco. A me è capitato quando ho cominciato ad occuparmi di politica ed economia.

 

Però sia chiaro, la politica mi piace, ma non tutta. Partendo dal presupposto che il bello è soggettivo, premetto che integralismo e muscolarità sono due sostantivi che non gradisco. Il pollice verso alla muscolarità non significa che sia contrario alla lotta. Assolutamente no. Quanto serve non può e non deve essere abiurata. Ma lo scontro, anche duro, è una cosa. La muscolarità un’altra. È la volontà, a mio avviso, di andare avanti come un caterpillar senza il necessario confronto.

https://www.flickr.com/photos/ziowoody/

Cesena – Palazzo del Capitano (photo credits: https://www.flickr.com/photos/ziowoody/)

Del resto non credo sia un segreto che io sia  uno sponsor del dialogo e della mediazione. Ma non all’infinito. Ad un certo punto bisogna fare una sintesi che, inevitabilmente, scontenterà qualcuno. Insomma, gira e rigira, l’identikit di quella che per me è buona politica è sempre lo stesso: di lotta e di governo.

 

A Cesena come è la situazione? Direi che, tutto sommato, non ci possiamo lamentare. Il livello lo ritengo buono. Per come la vedo io quella sul regolamento di convivenza civile (antifascismo) è stata complessivamente una pagina di buona politica. Merito, ad esempio, anche dei 5Stelle che, alla fine, hanno abbandonato posizioni oltranziste e integraliste per contribuire a migliorare un provvedimento che, secondo me, alla città serviva.

Piazza del Popolo – Cesena (credits: https://www.flickr.com/photos/ziowoody/)

Il livello è buono sia nella politica vera e propria che negli enti di secondo livello. Che possono avere un ruolo molto importante nella crescita di una città. Ma se hanno un ruolo propositivo. I no a prescindere non servono a niente.

 

Uno dei difetti italici è quello di cassare un progetto, ma senza proporre alternative. Non va bene. Serve per conquistare consensi momentanei, ma non allo sviluppo della città. Il no a prescindere è l’anticamera dell’immobilismo. È un po’ il problema dei comitati. Partono esprimendo delle legittime rivendicazioni, ma poi si incagliano perché faticano ad andare oltre un’opposizione fatta esclusivamente di lotta.

Cesena (photo credits: https://www.flickr.com/photos/paolo_cst/)

Gli enti di secondo livello non possono essere questo. Eventualmente devono dire dei no motivati. Ma, soprattutto, devono essere propositivi. Elaborare dei progetti.

 

Faccio un esempio: l’Ausl unica di Romagna. La primogenitura fu di Paolo Lucchi, ma a portare avanti il progetto furono Giuliano Zignani e Denis Ugolini due persone alle quali si può dire di tutto, ma non di essere state collaterali al sindaco. Anzi, spesso hanno fatto a sportellate. Ma, quando c’è stato da costruire non si sono mai tirati indietro.

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Davide Buratti

Davide Buratti, giornalista professionista, fondatore della Cooperativa Editoriale Giornali Associati che pubblica il Corriere Romagna, di cui dal 1994 e per 20 anni è stato responsabile della redazione di Cesena. Oggi in pensione scrive di politica, economia e attualità a 360 gradi nel suo blog per Romagna Post. Per contatti utilizzate il box commenti sotto gli articoli.