Una volta politica faceva rima con costruire, adesso con demolire
Sono anziano, lo so. E, come tutti quelli che hanno qualche capello nero in mezzo a quelli bianchi, tendo a guardarmi un po’ troppo dietro le spalle. E, non nascondo, che si è portati a pensare che un tempo le cose andavano meglio. Non è mica vero. I miglioramenti ci sono stati. Non però al cento per cento.
La politica è uno di quei settori in cui, a mio avviso, le cose non sono migliorate. Sia chiaro, non sento la mancanza del consociativismo e tanto meno della partitocrazia o della spartizione. Manca la scuola politica. E questo è un problema per il sistema e, quindi, per il territorio.
Perché la scuola politica non serve solo a formare politici, ma anche e soprattutto a far crescere culturalmente dando un importante valore aggiunto alle conoscenze acquisite in ambito scolastico.
È vero, i partiti erano anche un aiutino. Farne parte significava avere un salvacondotto. Ma non far carriera. Non ho mai visto nessuno arrivare ai vertici senza averne le capacità.
Ma la scuola politica serviva soprattutto a far crescere i politici, figura della quale abbiamo un gran bisogno.
La politica è allo stesso tempo scienza e tecnica al servizio della costituzione, dell’organizzazione e dell’amministrazione dello stato e della direzione della vita pubblica. Per lo meno, una volta era così. Adesso molto meno. Quanto meno, ho questa impressione. Perché una volta il sostantivo politica poteva essere abbinato al verbo costruire. Adesso invece, va a braccetto con demolire.
Adesso si urla e si dice sempre e solo. L’opposizione cerca solo di demonizzare quello che fa la maggioranza anche perché le proposte della minoranza difficilmente vengono accolte.
In passato non era così. I politici avevano una visione costruttiva. Di esempi ne potrei fare molti. Ma cito quello di Denis Ugolini, esponente politico col quale mi sono scontrato più di una volta, ma per la diversa visione sui contenuti. E, vi garantisco: era bello “duellare”.
Ugolini (e come lui buona parte dei politici) poteva essere al tempo stesso maggioranza e opposizione. Sapeva dire no e lo diceva. Ma, allo stesso tempo faceva proposte. Anche dall’opposizione. L’Ausl Romagna e il testamento biologico sono solo due degli esempi (gli ultimi) delle sue proposte che poi si sono realizzate. Tutto queste perché aveva un’idea di città. Perché gli avevano insegnato che un politico deve costruire. Poi le proposte possono essere più o meno condivisibili. Ma quello è un altro discorso.
Adesso invece non riscontro più in atteggiamento del genere. Adesso la priorità sono gli esposti. Non che non vadano bene. Ma non possono essere il principale strumento di lotta politica. Questo perché manca la cultura politica. Nella vita nulla si improvvisa e non ci si può neppure improvvisare politici.
Per fortuna ci sono i corpi intermedi che, guarda caso, nella maggior parte dei casi sono guidati proprio da persone cresciute nella scuola politica.
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