Libdem critici col bilancio predisposto dall'amministrazione comunale
Un bilancio che non piace, in particolare per quanto riguarda la spesa per l’infanzia. Inoltre i Libdem imputano alla giunta mancanza di coraggio nell’approcciare il cambiamento che i tempi richiedono. Questo il documento.
Politica semplificata, è quella attuata dalla Giunta di Cesena in tema di Bilancio preventivo 2018 per la spesa per l’infanzia, i minori e gli asili nido: i costi di spesa rimangono invariati, si abbattono ulteriormente le rette minori e…si aumentano quelle più alte. Insomma, una bella figura a spese altrui.
Già, perché a Cesena viene considerato un crimine avere ISEE a due cifre, se poi una coppia ha l’ardire di acquistare casa, avere un reddito decente, o magari avere l’aiuto dai genitori, ecco scattare la retta massima, quei fatidici 40.000 euro di ISEE. Non si vuole qui metter in discussione l’aiuto sociale, inteso come quello erogato dalla comunità in cui viviamo, per la fasce più deboli; non si vede invece la ragione di dover necessariamente indebolire oltre misura le altre. Anche a Cesena il ceto medio è scivolato in basso, i giovani difficilmente potranno aspirare a quel che era il livello di vita dei loro genitori, per cui non basta creare “nuovi ricchi” per far quadrare i propri conti di bottega.
Di cosa parliamo?
Dai dati consuntivi 2016, gli ultimi forniti, sono 290 i bambini iscritti ai nidi d’infanzia comunali, con un totale di rette pagate pari a 596 mila euro. Di questi, il 18% dei bambini contribuisce al 40% totale delle rette.
Gli asili d’infanzia comunali hanno riscontrato 665 bambini iscritti, per un totale di rette pagate pari a 760 mila euro, con il 28% dei bambini che paga la retta massima di 225 euro, pari al 47% del totale delle rette.
Per finire, le scuole d’infanzia statali, dove la retta copre i costi della mensa. Qui vi sono stati 1.242 bambini iscritti e un totale di rette pagate pari a 1.397 mila euro, con il 37% dei bambini che paga la retta massima di 225 euro, pari a poco più del 50% del totale delle rette.
Aumentare la pressione su chi già contribuisce non poco al servizio complessivo significa disincentivare lo sviluppo di nuove famiglie, aumentarne lo scivolamento economico e sociale.
Dobbiamo chiederci quindi se la politica sociale della nostra città vuole far leva sulle giovani famiglie, su chi oggi costruisce le basi per lo sviluppo futuro della nostra comunità. Se così deve essere, allora dobbiamo invertire la tendenza dell’aumento della pressione sulle famiglie, lo dobbiamo fare continuando sì ad alleggerire le rette delle fasce più deboli, ma ancor di più farlo per quelle superiori, e innalzando la soglia ISEE a 50 mila euro per la fascia massima. Sulle attuali rette parliamo di diminuirle: per i nidi comunali del 5% per la prima fascia, del 15% sulle mediane successive, sino ad arrivare al 20% per quelle posizionate in alto; per gli asili comunali e statali ridurre le rette del 10% per oltre la metà delle fasce, del 15% per le successive più alte.
Certo, il Bilancio non si potrà predisporre a costi invariati rispetto il 2017, ma riteniamo che i 200 mila euro di maggiore spesa che si ipotizzano siano quelli meglio spesi per il futuro della nostra comunità. Parliamo dello 0,24% del totale di 82 milioni di euro della spesa corrente prevista nel 2018, un’inezia anche il solo parlarne.
In questi giorni abbiamo sentito il Sindaco annunciare la necessità di ripensare il welfare, allo stato attuale non è più sostenibile con la nostra spesa corrente. Siamo contenti, ma dobbiamo rammentare al Sindaco che la spesa corrente è costituita anche dagli interessi da pagare su opere quali la faraonica rete di videosorveglianza, dal rifacimento eccessivo di tante piazze (circa 1 milione di euro all’anno), nonché dal costo di manutenzione della rete MAN (costo stimato di 300 mila euro l’anno), tanto per citarne alcune. Cambiare modello di welfare significa anche rivedere l’impostazione Comune-centrica di accentratore di risorse da redistribuire, dove il futuro del welfare sia frutto di una concertazione ampia e pronta ad ascoltare, con la promozione e sostegno anche del welfare aziendale.
Ad oggi, l’approvazione del Bilancio preventivo 2018, con la scelta su rette di nidi e scuole d’infanzia sbilanciata da significativi maggiori aggravi sulle fasce medio-alte, conferma che la visione strategica del possibile cambiamento di modello di welfare è di là da venire, mentre l’emarginazione sociale avanza. Sono scelte che come Liberaldemocratici per Cesena critichiamo, come mancanza di coraggio nell’approcciare il cambiamento che i tempi richiedono e che il Bilancio stesso conferma.
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