Uno studio della Swg chiarisce molto bene l'andamento del voto. Emergono anche particolari molto interessanti e che fino ad ora non erano stati approfonditi
Dopo il quattro marzo non bisognava essere dei geni per capire che in politica era cambiato tutto. Ma, devo riconoscere, non pensavo che il mutamento fosse così radicale come, invece, asserisce la Swg, società di sondaggi, in uno studio riservato, analizzando l’andamento dell’ultima tornata elettorale.
In passato è sempre stato detto che le elezioni si vincevano al centro. Adesso pare non essere più così. Almeno, secondo la Swg. E i dati sono impietosi. Il confronto è fra il 2013 e il 2018. Il voto moderato è quasi dimezzato passando dal 36 al 19 per cento. Una bella scoppola l’hanno presa anche i progressisti scesi dal 30 al 19.
Al contrario di quello che si potrebbe pensare, i disgustati sono sostanzialmente stabili: passano dal 23 al 24. Crescono le frange radicali: dal 7 al 12. Spuntano i Liberisti Conservatori 10 per cento. Spariscono i territoriali (erano al 4), ma c’è il boom di “Prima gli italiani” con il 16. E proprio quest’ultima voce spiega tantissime cose. E, ritengo, sia la causa principale dell’andamento del voto nelle nostre periferie.
Va da sé che questo è anche un monito per chi ha vinto le elezioni. La gente vuole che sia risolto quello che considerano un problema. Vogliono fatti, non p… non si accontenteranno di un maquillage.
Non basta però la voce immigrazione a motivare la sconfitta del Pd. Anche in questo caso i dati della Swg sono impietosi e sostengono che il partito è molto meno interclassista, al contrario, ad esempio, dei 5Stelle. Secondo l’elaborazione Swg dal Pd c’è stata una sorta di fuga di massa. Innanzitutto degli operai (11 per cento), poi: agricoltori, insegnanti, artigiani, disoccupati.
Ma, per la catastrofe renziana, è dimostrata da altri due dati. In particolare quello del voto voto degli under 24 Swg colloca il Pd al quarto posto (anche dopo Forza Italia). Ma non va benissimo anche col voto cattolico.
Lo studio però non chiarisce se per il Pd ci siano margini di risalita. Secondo un’analisi apparsa ieri su ilsussidiario.net (citato un sondaggio fatto nei giorni scorsi) ce ne sono. I democratici potrebbero salire fino al 26 per cento.
Ma, aggiungo io, molto dipenderà da chi governerà e, soprattutto, come lo farà e dai risultati che otterrà. Da un po’ di tempo si era capito che le rendite di posizione si sono ridotte e di molto. Il 4 marzo è arrivata la conferma. Ma la mia sensazione è che sia anche la dimostrazione che il voto è diventato molto ballerino. Il tutto a causa di un malessere diffuso determinato dalla difficile situazione economica. Quindi credo che le scosse di assestamento continueranno. Non credo, però, che ci sia nessuno che possa ipotizzare quale sarà l’assetto definitivo. Dipenderà da troppi fattori. Invece, mi sento di dire, che in questa fase gli elettori perdoneranno poco o niente.
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